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I risultati delle Prove INVALSI ci aiutano a comprendere i livelli di competenze degli alunni, ma anche il loro percorso nella scuola.
Attraverso i dati INVALSI è stato possibile seguire circa mezzo milione di studenti dall’esame di Stato del primo ciclo alla maturità. Vediamo com’è andata.
A cura di: Patrizia Falzetti (2019)
Editore: Franco Angeli, Milano
Codice ISBN: 9788891794796
Nei giorni 17 e 18 novembre 2017 si è tenuta a Firenze la seconda edizione del Seminario “I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca”. L’evento è stato un’occasione di incontro e scambio fra ricercatori, docenti, dirigenti scolastici e, più in generale, tutti coloro che hanno interesse nella valutazione del sistema di istruzione e formazione italiano e sui possibili utilizzi dei dati prodotti annualmente dall’Istituto, sia in relazione alle applicazioni nel mondo della didattica, sia in relazione a eventuali correnti di interpretazione di fenomeni complessi come quello educativo.
I dati INVALSI rendono osservabile un fenomeno piuttosto diffuso che spesso sfugge alle statistiche: la dispersione scolastica implicita.
Confrontando i livelli di competenze conseguiti dai nostri studenti di anno in anno possiamo comprendere l’evoluzione della scuola nel tempo.
Alla rilevazione 2019 dei livelli di apprendimento degli studenti delle scuole italiane hanno partecipato: 28.716 classi di seconda primaria (grado 2) per un totale di 525.563 alunni; 29.670 classi di quinta primaria (grado 5) per un totale di 560.550 alunni; 29.231 classi di terza secondaria di primo grado (grado 8) per un totale di 572.229 alunni; 26.845 classi di seconda secondaria di secondo grado (grado 10) per un totale di 541.147 alunni; 25.884 classi di quinta secondaria di secondo grado per un totale di 479.482 alunni.
Il 10 luglio è stato presentato il Rapporto Nazionale sulle Prove INVALSI 2019. Guarda il video dell’evento.
La scuola favorisce l’inclusione; è il dato che emerge dal Rapporto INVALSI 2018. Ma non è l’unica buona notizia.
A cura di: Angela Martini (2019)
Editore: INVALSI, Roma
Dal 2016 l’INVALSI restituisce alle scuole i risultati ottenuti dai loro studenti nelle prove di Italiano e di Matematica non solo in termini di risultati osservati (o grezzi) ma anche in termini di indicatori di valore aggiunto. Qual è la differenza tra queste due diverse modalità di misurare l’efficacia di una istituzione educativa? Possiamo definire l’efficacia (effectiveness) di una istituzione in generale come il grado in cui essa riesce a conseguire i propri obiettivi programmatici. Nel caso della scuola, si distingue tra efficacia interna ed esterna: indicatori di efficacia interna sono, ad esempio, i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti nelle discipline d’insegnamento o la proporzione di studenti che giunge a completare un ciclo di studi o a conseguire un certo titolo di studio, mentre sono indicatori di efficacia esterna la proporzione dei diplomati che si inserisce nel mercato del lavoro, la coerenza tra occupazione e titolo di studio posseduto, ecc.
Autore: Andrea Bendinelli & Angela Martini
Collana: Working Papers INVALSI
Codice ISSN: 9788867564187
La valutazione della qualità dell’istruzione fornita dalle scuole è al centro delle riforme educative degli ultimi decenni. Per comune riconoscimento, perché il confronto tra le scuole possa essere equo, è necessario valutare il contributo che ognuna di esse dà all’apprendimento dei suoi studenti al netto dei fattori estranei al suo operato ma che pure incidono sui risultati scolastici: le caratteristiche socio-demografiche degli alunni e il loro livello di preparazione all’ingresso nella scuola. È cioè necessario valutare le scuole non tanto sulla base dei risultati raggiunti dai loro studenti in termini assoluti, bensì in termini di indicatori di valore aggiunto. Dal 2016 l’INVALSI ha iniziato a restituire alle scuole gli esiti delle prove standardizzate di Italiano e Matematica cui sottopone annualmente gli studenti italiani, oltre che come punteggi grezzi, anche come punteggi di valore aggiunto. È tuttavia un tema meritevole di riflessione quali siano le variabili da prendere in considerazione al fine di depurare il risultato delle prove dal peso dei fattori esogeni che, pur influendo sui livelli di apprendimento, sfuggono al controllo delle scuole. In questo lavoro, utilizzando i dati campionari relativi alla prova di Matematica di terza secondaria di primo grado del 2017, si pongono a confronto due modelli di stima del valore aggiunto delle scuole italiane: nel primo non si tiene conto della regione in cui l’istituto è ubicato mentre nel secondo il valore aggiunto è calcolato al netto anche di questa variabile.
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