Istruzione e formazione: gli obiettivi europei per il 2020

Con il Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione – ET 2020 – gli Stati membri dell’Unione Europea si sono dati precisi obiettivi da centrare entro il 2020. Quali traguardi abbiamo raggiunto in Italia e in Europa e quali sfide rimangono aperte?

Sia a livello internazionale, in sintonia con quanto previsto dall’Agenda ONU 2030, che comunitario, si sta lavorando già da tempo a costruire strategie globali e condivise per l’educazione.

In Europa nell’ultimo decennio ci siamo dati obiettivi ambiziosi sulle principali tematiche trasversali a tutti gli Stati membri. Istruzione e formazione non fanno eccezione, anzi hanno assunto un ruolo significativo. 

10 anni fa prendeva avvio Europa 2020, la strategia per costruire un’Europa intelligente, sostenibile e inclusiva, con la quale l’UE individuava tra le sue priorità realizzare una dimensione europea dell’educazione.

La politica di coesione europea per l’apprendimento

Tra gli strumenti dell’UE per ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni degli Stati membri, anche in tema di istruzione e formazione, c’è la politica di coesione europea, di cui si sta per concludere l’attuale settennato 2014-2020.

L’Obiettivo tematico 10 si propone infatti di:

Investire in istruzione, formazione e apprendimento permanente.

Gli strumenti finanziari utilizzati sono il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) che sostengono le attività di:

  • Modernizzazione dei sistemi di istruzione e formazione, compresi gli investimenti nelle infrastrutture per l’istruzione
  • Riduzione dell’abbandono scolastico precoce
  • Promozione dell’accesso all’istruzione di qualità, a tutti i livelli e per tutti
  • Miglioramento dell’accesso all’apprendimento permanente
  • Potenziamento dei sistemi di istruzione e formazione professionali

Istruzione e formazione 2020: il quadro strategico per la cooperazione europea

Mentre progettiamo l’Europa del 2030, siamo quindi a un importante momento di bilancio sul lavoro degli ultimi 10 anni.

Il 2020 è infatti anche il riferimento per il raggiungimento degli obiettivi strategici comuni condivisi sulla base delle priorità in tema di educazione identificate a livello UE nel Quadro strategico per la cooperazione europea nell’istruzione e nella formazione (ET 2020).

Le priorità e i traguardi da raggiungere entro il 2020

Gli obiettivi comuni a tutti i Paesi membri individuati dal Quadro strategico sono 4:

  1. favorire l’apprendimento permanente e la mobilità
  2. migliorare la qualità e l’efficacia dell’educazione
  3. promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva
  4. incoraggiare la creatività e l’innovazione, inclusa l’imprenditorialità

L’Unione Europea ha inoltre identificato 7 target specifici:

  1. Almeno il 95% dei bambini tra i 4 anni e l’età in cui si dà avvio all’istruzione primaria obbligatoria è inserito nella scuola materna
  2. La quota di abbandono prematuro della scuola o della formazione è al di sotto del 10%
  3. La percentuale di quindicenni con competenze insufficienti in Lettura, Matematica e Scienze è inferiore al 15%
  4. Almeno il 20% di diplomati e il 6% dei giovani tra 18 e 34 anni sono coinvolti in un periodo di studi all’estero
  5. Almeno il 15% degli adulti svolge percorsi di apprendimento permanente
  6. Almeno il 40% di 30-34enni ha un livello di istruzione terziaria
  7. Almeno l’82% dei laureati tra i 20 e i 34 anni risultano occupati entro 1-3 anni dalla fine degli studi

I progressi compiuti nell’educazione

Annualmente la Commissione Europea elabora una relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione per valutare i progressi, i risultati e le sfide nell’ambito del quadro strategico ET 2020.

Sui principali indicatori, l’agenda europea per l’educazione ha registrato importanti progressi.

Il tasso di partecipazione degli adulti all’istruzione terziaria ha raggiunto l’obiettivo del 40%.

Tuttavia, le disuguaglianze potrebbero minare questo risultato.

Tra le sfide del futuro ci sarà porre maggiore attenzione ai gruppi sottorappresentati – come, ad esempio, persone con disabilità, migranti o studenti provenienti da ambienti svantaggiati.

Infographica: La percentuale di adulti (età 30-34 anni) europei che accedono a un livello di istruzione terziaria
La percentuale di adulti (età 30-34 anni) che accedono a un livello di istruzione terziaria – Fonte: Education and Training Monitor 2019

La frequenza dei bambini a partire dai 4 anni nell’educazione della prima infanzia è quasi universale.

Infografica: il tasso di partecipazione all'educazione della prima infanzia (età 4+)
Il tasso di partecipazione all’educazione della prima infanzia (età 4+) – Fonte: Education and Training Monitor 2019

Il tasso di partecipazione scende però al 77,8% per i bambini a rischio di povertà o esclusione sociale. È una questione particolarmente delicata, visto che l’inserimento a scuola fin dai primi anni di vita è essenziale per ottenere migliori risultati di apprendimento più avanti.

I giovani adulti che abbandonano l’istruzione e la formazione senza aver ottenuto almeno una qualifica secondaria superiore sono diminuiti.

È da notare comunque che, dal 2016, ai progressi registrati in molti Paesi – come Spagna, Polonia, Romania, Paesi Bassi e Portogallo – si sono affiancati anche sviluppi negativi in ​​altri – ad esempio Italia, Svezia, Danimarca, Slovacchia ed Estonia.

Agire sulla riduzione dell’abbandono precoce rimane una priorità anche per come questo influenza un altro obiettivo: aumentare il tasso di partecipazione all’apprendimento degli adulti.

Infografica: la percentuale di giovani europei che abbandonano istruzione e formazione precocemente (età 18-24)
L’abbandono precoce degli studi e della formazione tra i giovani (età 18-24) – Fonte: Education and Training Monitor 2019

Le sfide aperte per il futuro

La percentuale di quindicenni europei con competenze insoddisfacenti in Lettura, Matematica e Scienze è ancora troppo alta.

Circa 1 alunno su 5 nell’UE non può completare le attività di Lettura di base e la quota è leggermente superiore per le Scienze e la Matematica (dati 2015), in particolare tra gli alunni provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati.

La crescita della percentuale di adulti che partecipano all’istruzione e alla formazione è stata limitata.

A preoccupare non è solo che siamo ancora lontani (11,1%) dal raggiungimento dell’obiettivo del 15%, ma anche che in quasi tutti i Paesi UE, le persone con poca o nessuna qualifica in materia di istruzione hanno meno probabilità di accedervi e la situazione si aggrava con il crescere dell’età.

Infografica: percentuale di quindicenni con risultati insufficienti nelle competenze di base di Lettura, Matematica e Scienze
Quindicenni con risultati insufficienti nelle competenze di base di Lettura, Matematica e Scienze – Fonte: Education and Training Monitor 2019

La mobilità transnazionale per l’apprendimento rimane una sfida aperta nell’UE, soprattutto per ciò che significa per le prospettive di mobilità futura, miglioramento economico e minor rischio di disoccupazione.

Nel 2017, l’11,6% dei diplomati dell’istruzione superiore europei ha fatto esperienze di studio all’estero.

I Paesi con le quote più elevate di laureati mobili sono Lussemburgo, Cipro, Paesi Bassi e Finlandia, mentre il Regno Unito è in testa per l’attrattività in entrata di studenti proveniente da altri Paesi. 

Per quanto riguarda il tasso di occupazione dei neolaureati europei, è tornato a crescere dopo aver raggiunto i picchi negativi del 2013.

Ma la crisi dell’occupabilità è ancora particolarmente grave in alcuni Paesi e rimane da verificare quanto di ciò che si è guadagnato andrà perso a causa della nuova crisi economica mondiale causata dal Coronavirus.

Le competenze per la vita

Educazione all’imprenditorialità

Un altro aspetto sul quale la Relazione dell’UE 2019 invita a migliorare è la partecipazione all’educazione all’imprenditorialità, che rimane ancora facoltativa nella maggior parte degli Stati membri.

Educazione digitale

È fondamentale potenziare le tecnologie digitali nelle pratiche educative:

  • supportare la competenza digitale degli insegnanti per l’uso pedagogico
  • progettare approcci pedagogici innovativi
  • fornire attrezzature digitali nonché una migliore connettività

Competenze linguistiche

Infine, la relazione sottolinea l’importanza della competenza multilinguistica per aumentare le prospettive occupazionali degli individui.

 I risultati raggiunti in Italia

Anche l’Italia ha lavorato, sia a livello nazionale che locale, per il miglioramento del livello dell’istruzione dei cittadini. Molti risultati dimostrano che la strada da compiere è avviata.

Ma non possiamo distrarci da una priorità così importante, ancor di più ora che siamo costretti a valutare le conseguenze dell’emergenza sanitaria Coronavirus sul sistema educativo e il rischio che la povertà educativa si aggravi, soprattutto nei contesti geografici più svantaggiati.

  • Tra i dati che ci pongono in una posizione di svantaggio rispetto al resto dell’Europa, c’è una quota inferiore di investimenti nell’istruzione, in particolare nell’istruzione superiore
  • Il livello di istruzione terziaria è ancora basso, in particolare tra gli uomini, e il passaggio dall’istruzione al lavoro rimane difficile, anche per le persone altamente qualificate
Grafico: Indicatori chiave del Quadro strategico europeo ET 2020 - Confronto tra Italia e Media UE
Indicatori chiave del Quadro strategico europeo ET 2020 – Confronto tra Italia e Media UE

Il focus sugli insegnanti

La relazione rilasciata nel 2019 dalla Commissione Europea, oltre a passare in rassegna i principali indicatori, ha dedicato un importante focus al mondo dei circa 8,8 milioni di insegnanti europei.

Una delle principali sfide per i sistemi educativi è avere un numero adeguato di insegnanti altamente qualificati, in tutte le scuole e in tutte le aree disciplinari.

Tra le problematiche ancora irrisolte e comuni a livello europeo, è stata evidenziata la carenza di insegnanti con profili specifici, in particolare con competenze nell’insegnamento delle lingue e agli studenti con bisogni speciali.

Per quanto riguarda nello specifico l’Italia:

  • il nostro Paese ha la popolazione docente più anziana dell’UE
  • le procedure per la selezione e l’assunzione degli insegnanti non sono adeguate a garantire un ricambio generazionale e personale qualificato
  • l’insegnamento è poco attraente per i laureati più qualificati a causa delle prospettive di carriera limitate e degli scatti salariali ancorati all’anzianità
  • la mobilità tra scuole è considerata l’unica prospettiva di miglioramento della propria carriera. Questo rende le scuole dei territori svantaggiate più fragili dal punto di vista del personale qualificato
  • gli stipendi degli insegnanti italiani sono comunque inferiori alla media OCSE in tutte le fasi di carriera
  • come nel resto d’Europa, c’è una carenza di insegnanti di lingue e di supporto all’apprendimento, ma anche in Scienze e Matematica
  • l’80% degli insegnanti proviene dal Sud Italia ma la maggior parte dei posti disponibili si trova al Nord

Nonostante i punti deboli della Scuola, l’87% degli insegnanti sceglierebbe nuovamente di diventare un insegnante, rispetto alla media UE del 77,6%.

Solo il 12% però ritiene che l’insegnamento sia una professione apprezzata nella società.

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