VI Seminario I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca e la didattica

Dal 25 al 28 novembre si è tenuta VI edizione del Seminario I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca e la didattica, che ha visto alternarsi ben 73 contributi provenienti da università, istituzioni, realtà della ricerca nazionali e internazionali.

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A pochi giorni dal termine dell’evento, abbiamo provato a tracciare un bilancio con l’organizzatrice del Seminario Patrizia Falzetti, Dirigente Tecnologa e Responsabile dell’Area 2 Servizi Statistici e Informativi di INVALSI.

Un bilancio che è “sicuramente positivo” anche in ragione del fatto che, dopo il precedente appuntamento di febbraio, svoltosi interamente online, per la sesta edizione sia stata scelta una modalità ibrida e più complessa, sia in presenza che online.

Il successo è stato enorme. Ha unito il piacere di tanti colleghi di potersi rincontrare in presenza e il piacere di chi ha potuto seguire online gli interventi di un evento che è considerato uno dei più importanti sull’education in Italia, grazie a una platea importante e variegata, a livello nazionale e internazionale.
Anche quest’anno i keynote sono stati di spessore e richiamo internazionale. Inoltre, la partecipazione del Ministro Bianchi, che ha aperto i lavori per la prima volta, ha conferito all’evento un riconoscimento in più.

Quest’anno, in particolare, l’evento ha visto le due realtà protagoniste, ricerca e didattica, viaggiare in parallelo e intersecarsi in alcuni panel. Ma c’è un fil rouge che ha idealmente collegato le varie sessioni plenarie e parallele.

La pandemia e i ragionamenti scaturiti da questa esperienza hanno coinvolto molti degli interventi che si sono succeduti. I docenti, in particolare, hanno parlato di ciò che hanno imparato dalla didattica a distanza, che era una modalità totalmente sconosciuta, soprattutto per la Scuola primaria e per la Scuola secondaria di primo grado.

Ci sono stati alcuni interventi, come quello patrocinato da Save The Children, che hanno trattato le sfide post pandemiche e ragionato su come mettere in sicurezza i ragazzi che hanno vissuto delle difficoltà. In altri panel abbiamo raccontato come le scuole abbiano cercato di ovviare a quanto perso durante il primo anno scolastico di DaD. Molti degli interventi hanno quindi affrontato queste criticità e l’inevitabile rallentamento degli apprendimenti, chiedendosi come far fruttare queste esperienze.


Occasioni di confronto ancora più importanti in una contingenza storica come quella che stiamo vivendo.

Ognuno di noi è rimasto chiuso per un anno e mezzo nel proprio “ambiente”, cercando delle soluzioni nel proprio piccolo. In un evento come questo possiamo mettere insieme queste conoscenze, in un’ottica di grande supporto e collaborazione. Gli atti del convegno, inoltre, saranno pubblicati proprio perché molti progetti portati avanti dalle Scuole possono divenire buone pratiche e tante ricerche possono rappresentare uno spunto per i decisori politici. Eventi come questo sono quindi fondamentali, anzi dovrebbero essere più frequenti, perché i mondi della scuola e della ricerca, facendo rete, si aiutino l’uno con l’altro.

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Patrizia Falzetti, Dirigente Tecnologa e Responsabile dell’Area 2 Servizi Statistici e Informativi di INVALSI, insieme a Anna Maria Ajello, già presidente dell’INVALSI, e a Roberto Ricci, presidente dell’INVALSI

La sesta edizione del Seminario INVALSI ha inoltre beneficiato di importanti patrocini, come quello di ESPAnet Italia, ISTAT e Save The Children.

Per quanto riguarda ESPAnet Italia, siamo soci sostenitori di questa organizzazione che tratta argomenti di welfare e istruzione da tempo e quest’anno abbiamo presentato una sessione sperimentale.

L’obiettivo è quello di rendere comparabili i vari test nazionali in un’ottica internazionale e permettere una crescita comune di tutti i Paesi nella stessa direzione.

I dati possono aiutare a combattere la povertà educativa, tema per cui si batte Save The Children.

Il lavoro fatto da INVALSI può senz’altro aiutare l’intervento sui minori, soprattutto quelli in difficoltà, e questo potrebbe portare a interventi sul territorio in grado di cambiare la vita di alcuni bambini. Questo ci darebbe molta soddisfazione.

Parliamo di un valore sociale evidentemente molto alto, che, grazie alla collaborazione con l’ISTAT, si arricchisce di un ulteriore tassello.

Stiamo costruendo con ISTAT delle basi dati in grado di “dialogare” tra loro e spero che possano avvalersi anche di altre fonti di informazione, come quelle provenienti dall’INDIRE e dal Ministero dell’Istruzione. Tutti questi dati ci permettono di avere una fotografia più reale del fenomeno visto da diversi punti di vista, rendendo più efficaci gli interventi per combattere la povertà educativa, l’abbassamento delle competenze, le differenze territoriali che esistono. Problemi complessi, che non possono essere risolti soltanto da una realtà come il Ministero, perché riguardano anche il contesto sociale e prevedono, ad esempio, la necessità di intervenire sulle famiglie per dare un aiuto agli studenti.

Dal primo Seminario, organizzato nel 2016, tanta strada è stata fatta e i piani per il prossimo futuro sono sempre più ambiziosi.

Nel 2016 avevamo una sola giornata con circa 24 interventi a Roma. Poi abbiamo pensato di rendere l’intervento itinerante, raggiungendo anche città come Firenze e Bari. Successivamente, con l’arrivo della pandemia, abbiamo sperimentato la versione online. I prossimi appuntamenti saranno probabilmente organizzati a Roma, grazie alla sua posizione strategica.

L’obiettivo è quello di rendere l’evento sempre più partecipato e non solo da chi vuole essere coinvolto con un ruolo attivo. Sarebbe importante riuscire a raggiungere le Scuole, anche in modalità di uditori. Questo permetterebbe loro di rendersi conto in tempo reale di quanto può essere fatto con i dati INVALSI.

I prossimi appuntamenti continueranno ad avere un respiro internazionale, nell’ottica di una sempre più stretta e proficua collaborazione.

Mi impegnerò perché arrivino ricercatori da tutto il mondo: i nostri dati, veicolati all’estero, possono essere fonte di riflessione per altri istituti.

Fare rete, creare un reciproco scambio con altri centri di valutazione e università all’estero, ci dà la possibilità di crescere e di far crescere.

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