Perché i dati danno forza alle idee

Il Presidente Roberto Ricci fa chiarezza rispetto ad alcune domande e perplessità che ogni anno accompagnano l’avvio delle Rilevazioni nazionali.

L’appuntamento annuale con le Rilevazioni INVALSI, come sempre, porta con sé domande e anche perplessità. Entrambe sono certamente comprensibili per un evento che vede coinvolte tutte le componenti della popolazione scolastica e non solo gli studenti che sostengono le Prove. Sapere in quale direzione va la scuola osservandola con una lente super partes, come quella messa a disposizione dalla ricerca valutativa e dalle Rilevazioni nazionali, offre a tutti noi un’opportunità in più per analizzare la realtà scolastica sotto profili diversi, che integrano e ampliano una visione basata a volte solo sull’esperienza personale o anche su convinzioni di senso comune.

Probabilmente questo è il motivo per il quale alcune domande paiono essere ricorrenti; ciò non esime comunque dal prestarvi attenzione e, più ancora, dal cercare di darvi risposta. Del resto, la scuola non è solo il luogo deputato all’istruzione, ma è anche luogo di formazione per eccellenza, nel quale e intorno al quale si aprono spazi di dibattito e di confronto, che contribuiscono allo sviluppo culturale, sociale e umano di ciascuno di noi.

Una delle domande più ricorrenti è se le Prove INVALSI siano o meno parte dell’esame finale dei cicli scolastici. Come abbiamo già avuto modo di dire in diverse sedi, anche attraverso questo sito, le Rilevazioni annuali non costituiscono parte dell’esame conclusivo, né incidono sul voto finale; sono tuttavia requisito obbligatorio per poter sostenere gli esami di Stato. L’obiezione conseguente, pressoché immediata, si traduce nell’ulteriore domanda: “ma allora perché sostenerle?” Anche in questo caso, la risposta può apparire semplice ed è ormai nota: non per valutare lo studente, compito che spetta esclusivamente agli insegnanti, ma per contribuire a monitorare lo stato di salute del sistema scolastico.

Esaminando però un po’ più in profondità questa asserzione si comprendono maggiormente le implicazioni che possono derivarne a supporto della scuola. Perché ciò accada, in questo percorso bisogna riconsiderare la reale portata del dato, che a prima vista può suscitare la sensazione di un approccio freddo e distaccato a questioni complesse e rilevanti. Questo non avviene soltanto quando trattiamo di scuola, ma ogni volta che ci confrontiamo con problematiche articolate e di grande rilevanza sociale quali, ad esempio, la salute, il contrasto alle dipendenze, la violenza di genere e molto altro ancora.

Leggere la realtà attraverso il dato non è un esercizio matematico, ma costituisce uno strumento che ci consente di comprendere fenomeni rilevanti per la nostra vita quotidiana, aiutandoci a non farci condizionare dal senso comune, spesso fuorviante.

I dati infatti descrivono la realtà per come è, ci permettono di leggerla in profondità evidenziandone i punti di forza, i passi compiuti per migliorarla ma anche le fragilità sulle quali occorre intervenire. L’individuazione di un problema, di norma, genera uno slancio verso la ricerca di soluzioni, ma tale energia rischia di andare dispersa in rivoli poco produttivi se non orientata da informazioni attendibili, solide e scientificamente valide.

Comprendere, ad esempio, le differenze che esistono nella popolazione scolastica aiuta a capire in quale direzione orientare gli investimenti – sia a livello didattico e formativo che a livello economico – rendendoli sempre più mirati alle esigenze della scuola nel suo complesso e di ogni singolo studente.

Questo significa rendere concreti concetti alti come inclusione ed equità attraverso adeguate azioni di supporto, il cui effetto moltiplicatore non si esaurisce tra le mura scolastiche ma si riverbera sulla crescita integrale della persona.

Leggere l’articolata realtà della scuola attraverso i dati, non significa perciò impoverirne la visione e trascurarne la ricchezza in termini di portato culturale e umano. Significa, al contrario, assumere una prospettiva scientifica che non concede margini a interpretazioni semplicistiche, ma che individua e indica piste di sviluppo mirate.

È per questo che i dati messi a disposizione dalle Rilevazioni nazionali costituiscono, tra le altre, una piattaforma solida per contribuire a sostenere lo slancio dell’intera comunità a favore della scuola su una traiettoria sicura e di lungo corso.

Foto di Depositphotos

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