Verso un’istruzione equa e inclusiva

L’edizione 2024 dello studio Education at a Glance ha focalizzato l’attenzione sull’equità nell’istruzione, condizione imprescindibile per sostenere sistemi educativi di alta qualità e realmente inclusivi. Vediamo quali progressi sono stati compiuti in questa direzione e quali sfide restano aperte nei Paesi dell’OCSE.   

La panoramica che lo studio Educational at a Glance 2024 offre a livello internazionale sulle azioni dei sistemi educativi per lo sviluppo dell’istruzione e sui risultati raggiunti è sicuramente molto interessante per il percorso verso il conseguimento di una sempre più estesa inclusività a livello globale.

Buone notizie

Tra le buone notizie che i dati OCSE del 2024 mettono in luce, per il nostro Paese come per gli altri aderenti all’indagine, si possono senz’altro annoverare il miglioramento dei risultati scolastici e delle opportunità nel mercato del lavoro per i giovani adulti a rischio di esclusione.

La percentuale di ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni che risultano non occupati e non impegnati in percorsi formativi è passata dal 16% del 2016 al 14% attuale.

Anche i titoli di studio conseguiti sono aumentati e questo ha riguardato soprattutto i giovani provenienti da famiglie in condizione di maggiore vulnerabilità.

Appare in calo anche il numero di giovani di 25-34 anni che non possiedono un diploma di scuola Secondaria di secondo grado, che scende dal 17% al 14%.

Parallelamente appaiono migliorate le prospettive lavorative, con un aumentato del tasso di occupazione nei giovani per la stessa fascia di età.

Si registra quindi un significativo successo nella riduzione del preoccupante fenomeno dei NEET, che in Italia scende dal 32% rilevato nel 2016 al 21% del 2023.

Le ragioni di questi dati positivi sono da attribuire a un miglioramento del mercato del lavoro e a un maggiore investimento nella spesa pubblica sull’istruzione, compiuto da tutti i Paesi OCSE a partire dalla prima infanzia.

È ben noto, infatti, come l’ingresso nei servizi educativi a partire dalle prime età della vita abbia un ruolo cruciale nel favorire lo sviluppo dei bambini.

Soprattutto per chi proviene da un contesto familiare meno avvantaggiato l’inserimento precoce crea condizioni importanti per colmare o ridurre possibili lacune di sviluppo prima dell’ingresso nella Scuola primaria.

In ragione di ciò i governi dei Paesi OCSE hanno aumentato in modo significativo gli investimenti per l’istruzione per la Scuola dell’infanzia, producendo un incremento evidente di iscrizioni.

Questioni aperte

Gli investimenti tesi a favorire un prolungamento degli anni di permanenza nell’istruzione ha avuto quindi esiti positivi.

Si deve però osservare che a questo non ha corrisposto un’evoluzione in positivo nei risultati di apprendimento. Le rilevazioni PISA sui quindicenni mostrano infatti che dal 2012 vi è una sostanziale stabilità dei risultati relativi alle competenze che i giovani possiedono nella maggior parte dei Paesi partecipanti all’indagine.

Il miglioramento dei risultati di apprendimento e il potenziamento delle competenze di base dei giovani è quindi una prima questione aperta che l’Educational at a Glance mette in evidenza.

A questa si unisce un secondo fattore, relativo al genere. I dati raccolti dicono che nell’istruzione i risultati delle femmine sono migliori di quelli conseguiti dai maschi.

Nei test standardizzati infatti i risultati delle ragazze sono più elevati, le percentuali di ripetenza sono decisamente minori in tutti i livelli di istruzione e le ragazze hanno maggiori probabilità di completare con successo il percorso di studi intrapreso.

Malgrado ciò il mercato del lavoro continua a vederle in posizione di svantaggio sia per la possibilità di accesso al lavoro sia per la retribuzione percepita.

A conferma della rilevanza del gender gap ci sono inoltre i dati sulla percentuale di NEET tra le donne, che nella fascia d’età 25-29 anni raggiunge per loro il 31%, contro un valore del 20% tra gli uomini.

Un terzo fattore sul quale il Rapporto si sofferma è relativo alla carenza di insegnanti. A questo problema i Paesi indagati fanno fronte con misure diverse, che hanno in comune la finalità di aumentare l’attrattività di una professione sicuramente complessa, svolta da personale la cui età media è in aumento.

Questo dato in Italia raggiunge una percentuale più alta rispetto agli altri Paese OCSE. Il 53% del nostro corpo docente ha infatti un’età pari o superiore a 50 anni, percentuale che si attesta invece al 37% negli altri sistemi scolastici.

Brevi riflessioni

I dati che Educational at a Glance offre alla riflessione di ogni componente sociale e politica rivestono una particolare importanza nell’indirizzare azioni mirate allo sviluppo individuale e collettivo in un’ottica di miglioramento continuo e costante.

I segnali positivi emersi indicano chiaramente come lo sforzo di migliorare i sistemi di istruzione si riverberi a più ampio raggio e svolga un ruolo cruciale nel miglioramento globale come nell’automiglioramento individuale, obiettivi per i quali l’offerta di sistemi educativi equi, inclusivi e sostenibili è terreno irrinunciabile.

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