Con la Prova di Italiano l’INVALSI valuta una serie di competenze linguistiche fondamentali per esprimersi, per relazionarsi con gli altri e anche per imparare le altre discipline.
Strumenti che la scuola deve quindi cercare di garantire a tutti i ragazzi.
Ma quali di queste competenze risultano in genere più facili da padroneggiare, e quali più difficili? E perché?
Guardando ai risultati delle prove di Italiano anno dopo anno, uno schema emerge chiaramente: i ragazzi se la cavano in genere bene in quelle competenze che riescono ad assorbire quasi passivamente dall’uso della lingua, a scuola o fuori, mentre tendono a inciampare più spesso in quelle necessarie per esprimersi in modo un po’ più sofisticato, o per un uso della lingua più consapevole.
Scendere sotto la superficie del testo
La maggior parte dei quesiti della Prova sono dedicati alla comprensione di testi scritti, di cui indaga tre aspetti principali.
Sui primi due – la capacità di individuare specifiche informazioni all’interno del testo e quella di ricostruirne il senso globale e il significato di singole parti – i ragazzi se la cavano in media piuttosto bene.
I problemi tendono a concentrarsi sul terzo aspetto, cioè sulla capacità di riflettere sul contenuto e sulla forma di un testo, già a partire dal grado 5 e soprattutto dal grado 8.
Questo terzo aspetto comprende infatti competenze più complesse:
- capire le intenzioni e il punto di vista dell’autore, il messaggio e lo scopo per cui è stato scritto;
- cogliere l’organizzazione del testo, valutarne le informazioni, e riconoscerne la struttura e la strategia argomentativa;
- identificare tipo, genere e forma del testo, caratteristiche stilistiche;
- riconoscere il registro e il tono del testo, identificare figure retoriche e usi figurati del linguaggio.
Perché i ragazzi trovano più difficili proprio queste domande?
Perché, oltre a comprenderne il significato letterale, si richiede di prendere le distanze dal testo per guardarlo da fuori, per così dire, o identificarne le caratteristiche stilistiche e formali.
Ma come migliorare proprio questo tipo di competenze?
La Prova di Italiano non riguarda soltanto l’insegnante di Italiano
Il lavoro che ogni insegnante fa in classe per abituare i ragazzi a riflettere sui testi che leggono, anziché limitarsi a una lettura superficiale come spesso tendono a fare, è naturalmente fondamentale.
Porre loro delle domande su un testo li obbliga a prestare davvero attenzione a quello che stanno leggendo, a ragionarci sopra, quindi a scoprire livelli di significato che magari sarebbero loro sfuggiti.
C’è però un aspetto delle Prove INVALSI che forse non si tiene sempre presente.
Come prevedono le Indicazioni nazionali, gli studenti devono essere in grado di comprendere testi di ogni tipo, come quelli che possono incontrare fuori dalla scuola e soprattutto che incontreranno nella vita.
Per questo le Prove propongono sempre, oltre a un testo letterario, di tipo narrativo, anche testi descrittivi, argomentativi, espositivi, regolativi.
Quello che emerge dai risultati è che i ragazzi in genere riescono meglio nella comprensione dei testi narrativi.
Questo può dipendere dal fatto che in questo caso la comprensione dei contenuti non è un problema, mentre potrebbe esserlo ad esempio di fronte a un brano di divulgazione scientifica, ma è probabilmente anche il segno che i ragazzi sono poco abituati a una lettura attenta e consapevole degli altri tipi di testi.
Una soluzione naturalmente è lavorare su questi altri tipi di testi nelle ore di italiano.
Più utile sarebbe però che anche i colleghi di altre discipline proponessero, su testi di storia, geografia o scienze, un lavoro di analisi della comprensione del testo, anche nei suoi aspetti formali, durante le loro attività.
Gli studenti, in questo modo, avrebbero il doppio vantaggio di fissare ancor più i concetti da apprendere e allo stesso tempo di sviluppare l’apprendimento della comprensione dei testi.
Ma torniamo alle ore di Italiano.
Lettura e scrittura si aiutano l’una con l’altra
L’esperienza di tanti insegnanti è che l’importanza e l’utilità delle competenze esplicite si scoprono davvero quando si passa da lettori a produttori di testi.
Per scrivere un testo con uno scopo specifico che risulti efficace, ad esempio un discorso a scopo persuasivo, occorre proprio la padronanza di competenze esplicite come la capacità di mettere a fuoco un messaggio, di argomentare, di scegliere il tono giusto per il pubblico che si avrà di fronte.
Chi scrive deve così compiere di persona, quindi innanzitutto esplicitare almeno a se stesso, proprio quelle scelte che i quesiti della Prova INVALSI chiedono di cogliere nei testi di altri.
Oltre far esercitare i ragazzi con il classico tema, si può quindi proporre loro di scrivere altri tipi di testi.
Proprio come nella vita si incontrano testi di tanti tipi, così si può provare a scrivere una storia di un genere particolare, ad esempio il fantasy, un programma elettorale per il consiglio d’istituto, un post per un sito web, un foglio di istruzioni, un discorso per un insegnante che va in pensione, o magari a riscrivere l’enunciato di un problema di matematica o la spiegazione di un argomento di fisica per renderlo più chiaro.
L’importante è abituare i ragazzi a progettare questi testi, a costruire prima una buona scaletta ponendosi per ogni punto del testo le domande giuste, come fa d’altra parte chiunque scriva per professione.
Se ben scelti, esercizi di questo tipo possono coinvolgere e motivare i ragazzi rendendoli partecipanti attivi e restituendo allo studio dell’italiano motivazione e gusto, che sono poi i fattori più importanti in qualsiasi tipo di apprendimento.
Lo stesso tipo di problema con la grammatica
Le conseguenze di un minore coinvolgimento attivo nello studio si vedono anche nelle risposte ai quesiti sulla riflessione sulla lingua, cioè sulle competenze grammaticali.
Gli studenti che risultano meno bravi alle Prove INVALSI fanno attenzione soprattutto al significato di frasi, parole o espressioni linguistiche facendo leva sulla grammatica implicita, quella acquisita con l’uso, attraverso la comunicazione con gli altri.
I più bravi invece riescono a focalizzarsi anche sulla struttura grammaticale, grazie a quella conoscenza esplicita della grammatica che si acquisisce a scuola, imparando a osservare la lingua, a scoprire differenze e somiglianze tra forme e strutture linguistiche, e a classificarle e a dare loro un nome, scoprendo in questo modo che la lingua è un sistema governato da regole.
Ad esempio, già nella scuola primaria, grazie alla loro competenza implicita, i bambini sanno abbinare correttamente gli articoli ai nomi. Riescono a scegliere la sequenza corretta tra il mamma, le mamma, la mamma, oppure a dire che la parola papà richiede l’articolo il.
A scuola, attraverso l’osservazione di dati linguistici, possono scoprire che la scelta dell’articolo è governata da una regola sintattica dell’italiano, secondo la quale l’articolo concorda nel genere e numero con il nome.
Questo tipo di meta-conoscenza della lingua è indubbiamente più difficile, ma aiuta a pensare in modo più organizzato e astratto, un’abilità indispensabile in tutte le discipline di studio.
Per fortuna, anche queste sono competenze che si possono migliorare.
Scoprire le regole prima di impararle
Spesso l’insegnamento della grammatica inizia con le regole, cioè con la grammatica esplicita, che essendo astratta può apparire ai ragazzi inutile (che si studia a fare la grammatica?) e quindi riuscire poco coinvolgente.
Alcune recenti sperimentazioni hanno invece mostrato l’utilità di partire anche in questo caso dall’analisi di frasi, brevi testi o liste di parole, chiedendo agli studenti di ragionare sulla loro forma (ad esempio: Che cosa accomuna le parole come nebbioso, capriccioso, coraggioso, pauroso, nuvoloso, misterioso?) e sul loro significato (Perché tutte le parole finiscono in -oso? Qual è il significato di questo suffisso?), facendo leva proprio sulle conoscenze implicite della grammatica che loro già possiedono.
Si tratta di ragionare su materiali appositamente predisposti per cercare di risalire alle regole, anziché partire dalle regole. I ragazzi si fanno coinvolgere di più se si usa un metodo induttivo che propone percorsi di scoperta delle regole grammaticali, naturalmente guidati dall’insegnante. E si sorprendono scoprendo quante sofisticate conoscenze linguistiche in realtà possiedono senza saperlo.
Anche i quesiti INVALSI d’altra parte partono dall’osservazione e dall’analisi di materiali linguistici come testi o singole frasi, non dalle regole.
Lo prevede esplicitamente il Quadro di Riferimento per le prove di Italiano:
Anche così si aiutano i ragazzi a sviluppare un atteggiamento attivo, di chi desidera capire il significato delle cose.
Atteggiamento che molto probabilmente si porteranno dietro dopo la scuola, applicandolo in ogni ambito della vita. E anche questo è un bagaglio fondamentale.