Tra le diverse ricerche sull’applicazione della didattica a distanza (DaD) nelle scuole italiane nel periodo di isolamento dovuto al Covid-19 si inserisce lo studio che il CENSIS ha condotto con un campione di 2812 dirigenti scolastici.
Attraverso un questionario somministrato in modalità CAWI sono stati indagati alcuni aspetti che possono aver influenzato il sistema scolastico italiano durante lo stato di emergenza.
Vediamo insieme i risultati della ricerca.
La fase di lockdown a causa del Covid-19 ha di fatto evidenziato alcune fragilità che da tempo percorrono la nostra scuola e ha sottolineato ancora una volta la necessità di investire sul sistema d’istruzione per rafforzare la lotta alla dispersione scolastica, sia implicita sia esplicita.
Anche se sono stati fatti importanti passi avanti riguardo l’inclusione e l’equità scolastica, sono ancora tanti i bambini e i ragazzi a rischio di esclusione e insuccesso scolastico, soprattutto tra coloro che appartengono a categorie più vulnerabili dal punto di vista degli apprendimenti.
Le categorie più a rischio
Per dare un’idea della dimensione del problema serviamoci di qualche numero.
Dei circa 8,5 milioni di studenti che frequentano la scuola italiana più di 3 milioni di minori sono a rischio povertà o esclusione sociale e 1,6 milioni vivono invece in condizioni di povertà assoluta.
Anche gli ultimi risultati dell’indagine OCSE PISA del 2018 sottolineano la grande disparità, in termini di esiti di apprendimento, tra gli studenti con un diverso status della famiglia di origine.
Se si considera la porzione di studenti che si trova nel quartile più basso dell’indicatore ESCS si nota come il 42% di questi non raggiunga le competenze minime in Lettura, contro il 13,8% dei coetanei che vivono invece in famiglie benestanti che conseguono questo traguardo.
Risultati simili si hanno anche per quanto riguarda la Matematica, con percentuali rispettivamente del 40,6% e 10,9%, e Scienze, con il 38,3% e 11,4%.
Stiamo quindi parlando di una porzione ampia di popolazione scolastica, che già in una situazione di normalità incontra diverse difficoltà nel seguire l’iter scolastico e per la quale con la didattica a distanza il rischio di abbandono aumenta considerevolmente.
Per evitare che il distanziamento sociale li allontani ancora di più dal mondo della scuola, questa ha dovuto mettere in campo tutto il potenziale a sua disposizione, fornendo risorse materiali e adottando strategie didattiche per mantenere all’interno del percorso di studio il maggior numero di studenti possibile e non lasciarli da soli durante i mesi di lontananza dalla scuola.
Ma gli studenti con basso indicatore ESCS non sono gli unici a rischiare di disperdersi; ci sono altre categorie di ragazzi più vulnerabili e con l’interruzione della didattica in presenza possono aver incontrato maggiori difficoltà a seguire le lezioni online.
Tra questi troviamo gli oltre 800.000 studenti stranieri. Anche se con un gap minore degli anni passati rispetto ai coetanei nativi, gli stranieri di prima generazione (circa il 47% del totale) sono coloro che continuano a incontrare difficoltà legate a ragioni linguistiche e culturali.
Anche gli studenti disabili (259.757) e quelli con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (276.109) risultano essere categorie a rischio dispersione e per questo necessitano di particolare attenzione e cura.
L’indagine CENSIS
All’indagine CENSIS hanno partecipato 2812 dirigenti scolastici su 6792 (totale nazionale), distribuiti in maniera omogenea in tutte le regioni italiane e provenienti per la maggior parte dal primo ciclo di istruzione.
La ricerca si è svolta durante il mese di aprile 2020 e i dati sono stati raccolti attraverso un questionario semi-strutturato somministrato con la metodologia CAWI – Computer Assisted Web Interviewing.
Cosa dicono i dirigenti scolastici
L’11,2% dei dirigenti coinvolti ha dichiarato che al momento della rilevazione tutti gli studenti erano coinvolti in attività didattiche a distanza.
4 dirigenti su 10 dichiarano che durante la didattica a distanza più del 5% degli studenti si è disperso; questa percentuale tende a salire nelle aree del Sud del Paese, dove il 22,9% dei rispondenti afferma che più del 10% sul totale degli studenti si è sottratto a questo tipo di didattica.
Ciò può essere dovuto a motivi anche molto diversi tra loro.
Riportando alcuni dati ISTAT 2018-2019 sugli ambienti familiari e la disponibilità di device emerge che
Di questi più della metà risiedono proprio nel sud Italia.
Anche tra chi possiede strumenti informatici, più della metà ne deve condividere l’uso con la famiglia e quindi seguire la didattica a distanza diventa più difficile. Solamente il 6,1% degli studenti vive in case in cui ciascun componente ha a disposizione un proprio pc.
Le maggiori difficoltà di coinvolgimento si registrano comunque nelle scuole del primo ciclo d’istruzione, in cui il 19,4% degli intervistati dichiara che non stati raggiunti dalla DaD più del 10% degli studenti.
Ciò nonostante secondo i dirigenti intervistati, erano proprio i docenti di questo ciclo i più attivi al momento dell’intervista.
Per rispondere alle carenze di dispositivi digitali individuali degli studenti, ma anche dei docenti, gli istituti scolastici si sono impegnati in prima persona ad acquistare e distribuire le risorse necessarie per realizzare la DaD.
Un altro elemento che sembra aver rallentato l’adozione della DaD riguarda le competenze digitali possedute dagli studenti.
Sempre secondo i dati ISTAT a nostra disposizione, il 92,2% dei ragazzi di 14-17 anni utilizza internet, ma solo 3 ragazzi su 10 hanno competenze digitali elevate.
L’utilizzo emergenziale della tecnologia inoltre sembra aver ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti, aumentando ancora di più il rischio di dispersione dei più deboli nell’ultimo periodo di scuola.
Anche se quasi tutti i dirigenti scolastici concordano sull’impegno che gli studenti con le loro famiglie hanno dimostrato nei periodi di lontananza dalla scuola e nonostante le molte iniziative e progetti didattici, promossi dalla scuola ma anche da altri enti interessati a sostenere la formazione e l’istruzione, il 61,1% dei dirigenti intervistati ritiene che la scuola non sia culturalmente attrezzata per la didattica a distanza, anche se affermano che è stata un’esperienza comunque arricchente e stimolante poiché ha permesso agli insegnanti di applicare nuovi modi di fare didattica, e agli studenti un’occasione preziosa per sperimentare strumenti e modalità di apprendimento rinnovati.
Approfondimenti
- Indagine CENSIS 2020 sui dirigenti scolastici
- Indagine ISTAT 2018-2019, Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi
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