Investire nel miglioramento delle competenze fondamentali che i nostri giovani acquisiscono nel loro percorso formativo è un obiettivo prioritario, che la scuola persegue in tutti i livelli di istruzione ed è anche una delle indicazioni ribadite con forza nel PNRR. Ma quali sono le buone nuove sul nostro sistema scolastico che il Rapporto nazionale INVALSI del 2023 mette in luce?
È indubbio che quanto i ragazzi apprendono a scuola, in termini di competenze fondamentali, ha un peso importante sulla loro vita personale ma anche sulla vita collettiva. È questa la ragione che rende le diverse componenti sociali attente alle informazioni che vengono su questo fronte dalle indagini internazionali OCSE e IEA, alle quali il nostro Paese partecipa sistematicamente da lungo tempo, ma ancora di più a quelle che ogni anno vengono messe in luce dalle Rilevazioni INVALSI. Come afferma infatti Paolo Mazzoli, già Direttore dell’INVALSI per diversi anni
la presa in carico dei dati sulla qualità dell’apprendimento […] spetta […] a chiunque voglia farlo, dal Governo al singolo cittadino, passando per le scuole e le loro comunità […] I dati INVALSI sono una miniera di fenomeni positivi da cui prendere esempio
Sulla via del miglioramento
La sorpresa positiva che quest’anno le Prove INVALSI riservano è la diminuzione della percentuale di studenti che non raggiungono i livelli di competenza previsti al termine del percorso di studi, cioè di coloro che ricadono nel fenomeno ormai noto della dispersione implicita. La percentuale di ragazze e ragazzi che rischiano di trovarsi dopo la scuola in condizioni di esclusione sociale a causa di un bagaglio di competenze insufficiente ad esercitare pienamente i propri diritti di cittadinanza è passata dal 9.7% del 2022 all’8.7% di quest’anno. Ed è molto interessante constatare come la diminuzione di questo fenomeno sia evidente soprattutto nelle regioni del Sud e Sud e Isole ed è inoltre confortante osservare che questo dato si ritrova in entrambe le aree.
Un altro dato incoraggiante che ci dice come il contrasto alla dispersione implicita abbia compiuto progressi apprezzabili e promettenti ci viene dai risultati rilevati su un campione di 554.000 ragazzi che hanno fatto l’esame conclusivo della secondaria di primo grado nel 2018. Il 72,3% di questi studenti ha sostenuto l’esame di Stato del ciclo secondario. Il 27,7% ha fatto perciò altre scelte o è indietro nel percorso di studi a causa di bocciature. Tra le scelte alternative c’è l’abbandono degli studi, che riguarda il 10,4% dei giovani, una percentuale che si avvicina moltissimo alla soglia del 10% posta dall’Agenda 2020 dell’Unione Europea.
Risultanti importanti quindi, ma ciò non significa certo che le situazioni di fragilità siano risolte. Sarà sicuramente interessante e stimolante in vista di azioni future interrogarsi sui fattori che hanno prodotto il miglioramento di questo fenomeno, come anche un incremento della percentuale di studenti che in Inglese raggiungono i livelli B2 nella prova di reading e B1 in quella di listening (rispettivamente + 2 punti percentuali e + 3 punti nel confronto con il 2022).
Le piste aperte
La Rilevazione INVALSI 2023 ci mostra quindi dati incoraggianti, che non fanno perdere di vista tuttavia il persistere di problemi, come le diverse velocità alle quali si muovono le cinque aree del Paese. Questo ci dice che l’obiettivo di costruire un sistema scolastico equo, che ogni Scuola è chiamata a garantire ai propri allievi in tutti i livelli di scolarità, ha fatto apprezzabili passi avanti. Lo sforzo da produrre è ovviamente ancora significativo e la bussola che i dati forniscono per tracciare la direzione del lavoro da compiere ha una portata a 360°, per l’azione didattica quotidiana come per la riflessione scientifica e politica su un’asse portante della società come la scuola.