Le donne e l’insegnamento. Prospettive in Italia e in Europa

La scuola è donna? A leggere i dati, sembrerebbe di sì.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una crescita straordinaria del numero di donne occupate nel comparto scolastico.

Donne e insegnamento

Secondo un’indagine OCSE, l’educazione nella Scuola dell’infanzia sarebbe interamente appannaggio delle insegnanti donne (97%), mentre nella Scuola secondaria superiore la presenza femminile scenderebbe al 43%, toccando quote più basse negli istituti tecnici e professionali.

La situazione in Italia

Gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione, relativi all’anno scolastico 2019-2020, indicano la presenza di 716.483 i docenti a tempo indeterminato nella Scuola statale, di cui l’82,9% rappresenta la quota femminile, contro una media OCSE di poco superiore al 68%. Rispetto a dieci anni fa, quando la percentuale era di 80,6%, l’incremento è di oltre due punti percentuali.

Volendo contestualizzare il fenomeno in uno scenario più ampio e attraverso una prospettiva storica, possiamo far risalire la prevalenza femminile nell’insegnamento al periodo successivo all’Unità d’Italia. Già nell’anno scolastico 1895-1896 le maestre erano 32.544 e i maestri 22.000.

L’accesso all’insegnamento ha senz’altro rappresentato una delle principali occasioni di riscatto per le donne, che hanno avuto la possibilità di conquistare, in breve tempo, un ruolo preminente nell’universo scolastico, uscendo dalla condizione di marginalità economica e sociale in cui erano state fino a quel momento relegate.

La donna ha conquistato la scuola in poco più di un secolo; si è trattato di una conquista rapida, favorita dalla convergenza di problemi molto complessi legati allo sviluppo delle condizioni economiche e sociali

Dina Bertoni Jovine

Oggi l’ascesa femminile nel campo dell’insegnamento poggia anche su altre motivazioni. Una delle più accreditate si lega al pregiudizio sociale secondo cui i compiti di cura sarebbero di esclusiva competenza femminile.

Le donne nelle posizioni direttive scolastiche

Come abbiamo già visto, sia in Italia che negli altri Paesi, il divario di genere nell’insegnamento aumenta con il decrescere del grado scolastico (più giovani sono gli studenti, più alto è il numero delle insegnanti donne), ma scopriamo che si assottiglia quando consideriamo le cariche più alte.

Nel Rapporto Gender imbalances in the teaching profession viene evidenziata un’importante asimmetria: le donne rappresentano il 68% degli insegnanti della Scuola secondaria superiore, ma solo il 45% dei presidi è donna.

Un dato che appare sorprendente, dato che i presidi tendono ad essere scelti tra gli insegnanti e questo dovrebbe suggerire che le docenti donne abbiano meno probabilità di essere promosse rispetto ai loro colleghi.

Anche in Italia questo sbilanciamento di genere nelle cariche dirigenziali era ed è tuttora evidente.

Percentuale di donne sul totale dei Dirigenti scolastici per settore di istruzione e area geografica nel 2009/2010 – da La scuola statale: sintesi dei dati

Nell’anno scolastico 1998-1999 c’erano quasi due uomini ogni 3 capi di istituto. Oggi questo squilibrio si è ridotto, ma continua a non rispecchiare la composizione del corpo docente.

Basti pensare che solo il 22% degli insegnanti di Scuola secondaria di primo grado è rappresentato da uomini, ma il 45% dei Dirigenti scolastici è di sesso maschile. Un valore che è anche in incremento, dato che dieci anni fa si assestava al 43,2%

L’onda rosa nella scuola è un limite?

Il monopolio della docenza al femminile è spesso tema dibattuto dall’opinione pubblica e dalla politica, ma costituisce effettivamente una criticità?

In realtà, non esiste ancora una prova definitiva sull’eventuale influenza negativa di questa disparità sulle prestazioni degli alunni, ma una distribuzione di genere nel corpo docente più bilanciata rappresenta un obiettivo delle politiche sociali in molti Paesi del mondo.

In Europa, in particolare,

si solleva il problema della mancanza di modelli maschili per i bambini e del rischio potenziale di carenza di insegnanti, però solo pochi paesi hanno sviluppato iniziative concrete per attirare più uomini in tale professione (…). Ciò va evidentemente di pari passo con la promozione di un più elevato numero di donne in posizioni direttive e con la lotta ai ruoli di genere tradizionali sia femminili che maschili


Eurydice Europa, Differenze di genere nei risultati educativi: studio sulle misure adottate e sulla situazione attuale in Europa

Il profilo del corpo docente che l’UE vuole ridisegnare

Un passo in avanti nella promozione di eque opportunità e inclusività nell’istruzione e nella formazione è stato fatto con la redazione della Risoluzione del Consiglio europeo su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione.

Il documento punta a definire le priorità strategiche 2021-2030 e, nel ridisegnare le azioni dedicate alla scuola, afferma:

Le professioni tradizionalmente dominate da uomini o donne dovrebbero essere ulteriormente promosse presso le persone del sesso sottorappresentato. È inoltre necessario adoperarsi ulteriormente per conseguire un adeguato equilibrio di genere nelle posizioni dirigenziali negli istituti di istruzione e formazione.

Nella sezione dedicata alle azioni strategiche per l’area docenti e formatori, la Risoluzione del Consiglio europeo evidenzia l’urgenza di:

Adoperarsi per ridurre gli squilibri di genere a tutti i livelli e in tutte le tipologie di professioni connesse all’istruzione e alla formazione.

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