La recente emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni sull’attività didattica nelle scuole, che hanno dovuto portare a compimento l’anno scolastico con la didattica a distanza.
Ma l’analisi contenuta nel rapporto di Save the Children ci spiega le conseguenze che ciò potrà avere in termini di accrescimento della povertà educativa.
Le misure varate per contenere la diffusione dei contagi nella recente pandemia hanno avuto un forte impatto sulla vita degli studenti e delle loro famiglie.
Anche se l’effetto negativo della chiusura delle scuole è stato bilanciato con l’aiuto della didattica a distanza, il rischio di un aumento della povertà economica ed educativa resta comunque concreto.
Save the Children ha cercato di stimare con l’aiuto dei dati dell’INVALSI e di altri enti di ricerca – con cui ha realizzato delle mappe del rischio educativo – quale può essere la situazione che ci troveremo a fronteggiare nel prossimo futuro.
Vediamo insieme il contenuto del rapporto dedicato all’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa partendo dalla visione di queste mappe, proseguendo con l’analisi dello scenario attuale per poi leggere la proposta di piano di intervento formulata da Save the Children.
Le mappe del rischio educativo
Per monitorare e contrastare la povertà economica ed educativa Save the Children ha sviluppato una serie di mappe del rischio educativo.
Queste aiutano a comprendere quali province nel nostro Paese partono da condizioni di maggiore svantaggio educativo e quindi tendenzialmente saranno meno preparate a far fronte alla crisi.
Allo stesso tempo le mappe consentono di identificare quelle province dove l’impatto economico sui minori, dovuto alla pandemia e alla chiusura forzata delle attività economiche e produttive, potrebbe essere stato più significativo.
Per realizzare le mappe del rischio educativo sono stati utilizzati i seguenti indicatori:
- La copertura dei servizi educativi pubblici per la prima infanzia
- La dispersione esplicita, misurata attraverso l’indicatore Early School Leavers
- La percentuale di minori di 14-16 anni – che frequentano il grado 10 – le cui famiglie appartengono al quintile socio-economico e culturale più svantaggiato, misurato dall’INVALSI
- La dispersione implicita, che misura la percentuale di minori del grado 10 che non raggiungono le competenze minime in matematica e italiano, misurate attraverso le prove INVALSI
- L’aumento percentuale delle domande accettate di Reddito di Cittadinanza per gli individui in maggior disagio economico e sociale al mese di marzo 2020, rilevato dall’INPS rispetto al mese di gennaio
Le mappe del rischio educativo dal Rapporto L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa di Save The Children
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Lo scenario socioeconomico ed educativo
Un bambino su 5 è a rischio povertà assoluta
Secondo il Rapporto di Save the Children la chiusura delle attività produttive e commerciali sta avendo conseguenze economiche notevoli.
L’aumento della disoccupazione e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l’incidenza della povertà materiale tra i minori.
Se nel 2018 i bambini e gli adolescenti che vivevano in povertà assoluta in Italia erano il 12,6%, la stima odierna dei minori sotto la soglia di povertà assoluta è del 20%, un ragazzo su cinque.
La deprivazione educativa e culturale
Alla deprivazione materiale si aggiunge anche la deprivazione educativa e culturale dei bambini e degli adolescenti, dovuta alla chiusura prolungata delle scuole e degli spazi educativi della comunità ed al confinamento a casa. Questo può avere effetti di lungo periodo sull’apprendimento e, più in generale, sulla dispersione scolastica.
È una situazione che colpisce soprattutto i minori in condizione di svantaggio socioeconomico, in quanto le esigenze familiari sono per necessità concentrate a garantire la disponibilità dei beni materiali essenziali, a scapito dell’investimento sull’educazione.
Le competenze dei ragazzi nei dati OCSE PISA
La difficoltà di questo particolare periodo va a influire su un quadro già non molto florido. Dai dati OCSE PISA 2018 apprendiamo che circa un quarto dei quindicenni non è in grado di riprodurre e applicare in contesti sia scolastici che extrascolastici non familiari le conoscenze relative alla matematica, lettura e scienze apprese a scuola.
È plausibile pensare che questo dato possa subire un peggioramento in conseguenza della situazione presente.
Tra i ragazzi di 15 anni provenienti da famiglie che si collocano nel quintile socioeconomico più basso, la percentuale di coloro che non raggiungono le competenze minime nelle tre discipline indagate è significativamente maggiore rispetto ai coetanei che vivono in famiglie più benestanti.
Rispetto ai coetanei non migranti, inoltre, circa il doppio dei migranti di prima generazione non raggiunge il livello di competenze minime in ciascuno degli ambiti misurati dalle Prove PISA.
Questi ragazzi sono ancora più a rischio, considerando l’incidenza più elevata del lavoro precario non tutelato e della povertà diffusa tra i nuclei familiari migranti.
I dati PISA ci offrono inoltre una fotografia del rapporto della Scuola con la didattica a distanza alla vigilia della pandemia.
Un’indagine sui vissuti dei bambini e dei genitori
Per comprendere gli effetti immediati della crisi sanitaria e del confinamento sui bambini e sulle loro famiglie Save the Children ha svolto un’indagine campionaria sugli effetti della pandemia.
Soltanto il 14.8% dei genitori ha dichiarato che la propria situazione economica non cambierà. Per circa la metà delle famiglie invece le risorse economiche si sono notevolmente ridotte e tale stato di cose, secondo loro, potrebbe protrarsi a lungo.
Più di una famiglia su 10 infatti ha subito una riduzione di salario destinata a diventare definitiva e il 7,4% dei genitori ha perso il lavoro.
Il 21,5% delle famiglie dichiara di non aver potuto comprare medicinali necessari o di aver dovuto rinunciare alle cure mediche necessarie per mancanza di soldi.
Una famiglia su cinque ha dovuto ricorrere a prestiti economici da parte di familiari o amici e il 15,5% ha dovuto fare ricorso ad aiuti alimentari.
La povertà educativa ai tempi del Covid-19
Alle difficoltà economiche si è aggiunto anche l’impatto sulla povertà educativa.
Una famiglia su cinque avrebbe voluto una maggiore comunicazione con gli insegnanti, quattro su dieci ritengono che i propri figli non siano riusciti a seguire il ritmo delle lezioni dall’inizio del lockdown.
Oltre il 70% delle famiglie avrebbe desiderato un accesso più semplice alla didattica a distanza e un aiuto più consistente da parte degli insegnanti nello studio.
Quasi la metà delle famiglie con maggiori fragilità avrebbe voluto le scuole aperte tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà.
Dall’indagine svolta da Save the Children emerge che nelle scuole primarie quasi un bambino su dieci tra gli 8 e gli 11 anni non ha mai sperimentato le lezioni online o lo ha fatto meno di una volta a settimana, mentre la percentuale scende drasticamente per le scuole secondarie di primo e secondo grado.
Un piano per ripartire
Per scongiurare l’aggravio della povertà educativa e chiedere alle Istituzioni di farsi carico della sua attuazione Save the Children ha proposto un piano articolato in tre fasi:
- Rispondere all’emergenza
- Preparare la riapertura
- Riscrivere il futuro
Quest’ultima parte prescrive un rientro graduale, progressivo e centrato sui bisogni dei singoli territori per garantire a tutti i bambini e ai ragazzi un ritorno a scuola nel segno dell’equità.
La lettura dei dati e la proposta di Save the Children sono utili spunti di riflessione per fare il punto sulla situazione attuale e su come ripartire in questo momento di emergenza sanitaria, economica ed educativa.
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