Le Prove INVALSI tra passato, presente e futuro

A pochi giorni dalla presentazione del Rapporto nazionale 2024 Alessia Mattei – Responsabile dell’Area prove INVALSI – ci ha proposto in questa breve conversazione con Savina Cellamare, di INVALSIopen, alcune considerazioni sul percorso che le Rilevazioni nazionali hanno compiuto in questi anni, su come sia cambiata la partecipazione e su quali scenari nuovi si stiano preparando.

Si è appena concluso l’appuntamento annuale con le Prove INVALSI e tra pochi giorni conosceremo gli esiti delle elaborazioni sulle scuole campione. Quale è stato l’andamento della Rilevazione 2024?

Possiamo asserire con soddisfazione che anche quest’anno l’andamento delle somministrazioni è stato più che positivo, a conferma di una tendenza che ci accompagna ormai da molti anni e di un rapporto con le scuole sempre più improntato a una fattiva collaborazione.

La cooperazione tra le istituzioni scolastiche e l’INVALSI nella risoluzione di eventuali situazioni problematiche – sempre più sporadiche in forza della familiarità ormai acquisita con i protocolli che regolano le somministrazioni delle Prove – favorisce senza dubbio lo svolgimento delle rilevazioni in un clima sereno per tutte le diverse figure coinvolte in questo appuntamento annuale, a partire dagli studenti.

Se volessimo tracciare un “profilo storico” sulla partecipazione delle scuole a queste indagini, che coinvolgono il nostro sistema scolastico nella sua interezza e permettono di conoscerlo nella sua complessità, quali evoluzioni potremmo mettere in evidenza?

Nel corso degli anni le evoluzioni sono state molte e profonde. Tuttavia, l’aspetto che a mio avviso vale la pena sottolineare è che le Prove nazionali sono diventate parte integrante del percorso didattico, come testimoniano il tasso di partecipazione molto alto che è ormai una costante e anche – mi sia permesso di dirlo – il mutare dei toni con cui le notizie sui dati delle Rilevazioni annuali vengono diffuse, che anche quando critici sono però aperti al dibattito e non si fermano alla polemica.

Per quando riguarda le scuole i dati stessi ci dicono come negli anni queste abbiano risposto con sempre maggiore prontezza e con crescente consapevolezza su quale sia il valore aggiunto che le Prove nazionali rappresentano per il sistema scolastico nel suo complesso relativamente alle competenze delle quali rilevano gli esiti.

Dal mio punto di vista – che potrebbe apparire privilegiato ma certo non è agevole – quello che riesco a percepire è il raggiungimento di un risultato non scontato e cioè l’acquisizione di una visione matura di cosa rappresentano le Prove sia per il sistema scolastico sia per il più ampio sistema sociale.

Il cammino compiuto dalle rilevazioni nazionali in questi anni è stato quindi costante e impegnativo ma ricco di valore aggiunto per la scuola. Cosa ci riserva il futuro?

Le strade da percorrere possono essere molte, in ragione anche delle sfide che il sistema scolastico è chiamato costantemente ad affrontare per il mutare delle esigenze formative e dei repertori di competenze che i nostri giovani devono potere acquisire nel loro percorso scolastico.

Una strada nuova che stiamo cercando di studiare è il passaggio alla somministrazione delle Prove in formato Computer Based anche per gli alunni delle classi quinte della scuola primaria, come già avviene nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Un passaggio così impegnativo si presenta ovviamente come una strada in salita per il concorrere di tanti fattori, tecnici, organizzativi, di contenuto. Pur consapevoli di quanto sia complesso questo cambiamento accogliamo la sfida. Per affrontarla al meglio puntando al miglior risultato cercheremo di non trascurare nessun aspetto, compresa la cura di un’informazione puntuale e tempestiva verso le diverse componenti della scuola sulle decisioni che via via verranno assunte nel percorso verso questa transizione, per la quale i tempi sembrano maturi anche in forza del processo di crescita culturale che ci ha portato ai risultati attuali.

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