Prosocialità e inclusione. Circuiti virtuosi

Due parole che si incontrano di frequente quando si parla dell’attuale contesto sociale e formativo sono complessità e inclusione. La scuola quale via può seguire, quale prospettiva può assumere per rispondere all’esigenza di formare persone capaci di comprendere come agire costruttivamente in questa nostra realtà? Le risposte naturalmente possono essere diverse e tra le vie percorribili c’è quella della prosocialità. Cerchiamo allora di entrare nell’universo di possibilità educative e formative che questo termine apre.

Per muoversi in un contesto sociale così articolato come quello attuale il possesso di un adeguato bagaglio di competenze cognitive, sociali e relazionali al quale attingere per essere cittadini attivi e partecipativi è sicuramente di primaria importanza.

È un bagaglio che non ha né confini geografici né limiti cronologici. Alla sua costruzione concorrono certamente tutte le agenzie educative, ma la formazione e l’istruzione scolastica svolgono un ruolo chiave.

Organizzare ambienti che favoriscono l’apprendimento mette in moto, infatti, una circolarità virtuosa tra la capacità di costruire relazioni positive con gli altri e le competenze cognitive fondamentali che ci accompagnano per l’intera vita.

Le voci di numerosi esperti in materia infatti concordano da tempo sul fatto che

La tendenza ad aiutare i compagni […] e a condividere giochi, curiosità ed esperienze si è rivelata decisiva nel sostenere un percorso scolastico di successo.

Caprara (2006)

Perché questo accada, quindi, occorre che il contesto scolastico garantisca fin dalle prime classi la partecipazione attiva di ogni allieva e allievo in una prospettiva di valorizzazione delle differenze individuali, vale a dire in una prospettiva inclusiva.

La scuola è del resto una delle più importanti istituzioni chiamate ad assolvere il compito di costruire comunità, una delle voci più importanti che animano l’Index for Inclusion. Questo infatti non riguarda solo i Bisogni Educativi Speciali, ma investe l’intera popolazione scolastica poiché riconosce come valori fondamentali la responsabilità personale, la cooperazione, la solidarietà.

I principi di base e perché accoglierli

Come fare per realizzare un lavoro così impegnativo e di così alto valore sociale ed etico, nel quale l’apprendimento scolastico non è solo trasmissione di contenuti ma strumento per formare i giovani a gestire la complessità?

Una via percorribile può essere quella aperta dalla prospettiva prosociale, che integra i diversi repertori di competenza in base a quattro principi fondamentali:

  • imparare a conoscere e imparare a fare, coniugando il lavoro capillare sulle competenze disciplinari con una competenza più ampia, che mette la persona in grado di rispondere a sollecitazioni diverse nei vari contesti di vita in cui trova a sperimentarsi, investendo energie, conoscenze, creatività
  • imparare a vivere e a essere se stessi, che vuol dire sapersi muovere in un sistema plurale, in un clima di reciprocità ma capaci di valorizzare le proprie risorse personali in un’ottica collaborativa

Come è noto, soprattutto a chi come gli insegnanti svolge un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri giovani, possedere solide competenze socioemotive incide positivamente non solo sulla capacità di avere relazioni costruttive ma anche sullo sviluppo di un atteggiamento favorevole verso la scuola nel suo complesso, con ripercussioni positive sul rendimento scolastico.

Va da sé che l’attenzione verso le competenze prosociali è uno strumento tutt’altro che secondario nel contrasto alla dispersione scolastica, sia implicita sia esplicita, in quella prospettiva inclusiva che è tra le priorità del sistema scolastico, il cui impegno si esplica su tanti fronti: formare per promuovere la giustizia sociale.

Valorizzare l’educazione prosociale sembra essere quindi un investimento formativo saggio e di lungo periodo per promuovere un benessere sociale diffuso e partecipativo, nella cui realizzazione la scuola è in prima fila.

Le competenze prosociali infatti investono la persona in tutte le sue dimensioni: cognitiva, sociale, affettiva e relazionale. Possono essere quindi la chiave per dare risposte a domande fondanti sul piano personale e collettivo, che aiutino i nostri ragazzi a scoprire perché, cosa e come costruire insieme, a scuola come in ogni altro ambiente di vita.

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