Le Aree Interne sono territori distanti dai servizi essenziali come Istruzione, Salute e Mobilità, dove gli indicatori sulla qualità del sistema scolastico e la misurazione degli apprendimenti attraverso le Prove INVALSI evidenziano un serio rischio di povertà educativa.
Siamo in grado di garantire, a tutti gli alunni e sull’intero territorio nazionale, le stesse opportunità formative e livelli di competenze coerenti con le Linee guida e le Indicazioni del Ministero dell’Istruzione?
Attraverso la lettura dei dati raccolti dall’INVALSI è stato possibile mettere in evidenza l’esistenza nel nostro Paese di profondi divari territoriali, che impediscono a una quota di bambini e ragazzi il pieno godimento del diritto a un’istruzione di qualità.
Si tratta di un diritto costituzionale che dovrebbe, invece, essere garantito a tutti, indipendentemente dal proprio stato sociale, luogo di nascita o di residenza.
Tra i territori che hanno rivelato importanti carenze educative, e che quindi sono sotto l’attenzione delle politiche per l’educazione in Italia e nell’Unione Europea, ci sono le Aree Interne.
Cosa sono le Aree Interne?
Le Aree Interne possono vantare in molti casi un patrimonio culturale meritevole di conservazione, una ricchezza della diversità naturali e delle produzioni agricole e alimentari specializzate, preziose sia per il fabbisogno locale che per il potenziale da esprimere in termini di sviluppo economico.
Ciononostante, sono aree in difficoltà a causa della marginalizzazione territoriale, caratterizzate da:
- un calo demografico tra lo 0,5% e l’1% annuo (1,4% tra il 2001 e il 2011)
- il progressivo invecchiamento della popolazione
- la riduzione della manutenzione del suolo, dei boschi e degli edifici
Da queste premesse, dal 2012 è stata avviata una Strategia nazionale per lo sviluppo delle Aree Interne (SNAI) su iniziativa dell’allora Ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca con il supporto di un Comitato Tecnico Aree Interne (CTAI).
La Strategia è sostenuta sia da fondi europei che da risorse nazionali e per il 2021 è stata rifinanziata con 31,18 milioni di euro.
Gli obiettivi della Strategia
Innanzitutto, si è proceduto a individuare le aree interessate dalla Strategia per il raggiungimento di 2 obiettivi finali:
- lo sviluppo locale delle aree identificate
- l’inversione dei trend di caduta demografica
Le politiche progettate prevedono di centrare 5 obiettivi intermedi:
- aumento del benessere della popolazione locale
- aumento della domanda locale di lavoro (e dell’occupazione)
- aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale
- riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione
- rafforzamento dei fattori di sviluppo locale
La classificazione delle Aree Interne
Utilizzando la distanza dai centri come indicatore di accessibilità, le Aree Interne sono state classificate in:
- aree intermedie: dove la distanza dal centro più prossimo è tra 20 e 40 minuti
- aree periferiche: raggiungibili in 40-75 minuti dai comuni polo
- aree ultraperiferiche: che distano oltre 75 minuti
Le aree individuate con questa metodologia arrivano a rappresentare il 53% circa dei comuni italiani (4.261), il 23% della popolazione italiana secondo l’ultimo censimento, con oltre 13 milioni di abitanti residenti in una porzione di territorio che supera il 60%.
Gli interventi nell’ambito della SNAI si concentrano sul 26% dei comuni classificati come Aree Interne.
Sono in tutto 72 aree progetto, complessivamente 1077 comuni per oltre 2 milioni di abitanti, e rappresentano il 13,4% di tutti i comuni italiani e il 3,4% della popolazione nazionale.
Dei 1.077 comuni, il 57,7% è classificato come periferico ed ultraperiferico.
Il livello degli apprendimenti degli alunni nelle Aree Interne
La Scuola è tra i servizi essenziali che la Strategia intende garantire per lo sviluppo delle Aree Interne sia in senso socioeconomico sia in tema di cittadinanza.
La Scuola è presidio civile, sociale e culturale e luogo di elezione per la creazione di capitale umano.
Queste importanti funzioni sono infatti limitate dalle condizioni di isolamento e sottosviluppo in cui versano le Aree Interne, dove sono stati identificati problemi di equità dell’educazione, con una contrazione delle opportunità per gli studenti.
Nel 2012, l’INVALSI è stato direttamente coinvolto nella Strategia Nazionale per le Aree Interne, aderendo al Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e il CTAI per l’elaborazione di statistiche e analisi a supporto dell’intervento in favore dell’istruzione.
In particolare, INVALSI fornisce i dati relativi ai risultati di apprendimento negli Istituti scolastici localizzati nelle Aree Interne raggiunti in Italiano e Matematica dagli alunni che partecipano alle Prove INVALSI:
- nelle scuole primarie (nello specifico per la classe II e V)
- nelle scuole secondarie di primo grado (classe III)
- nelle secondarie di secondo grado (classe II)
È grazie alle Rilevazioni INVALSI che è stato possibile evidenziare come i livelli degli studenti delle Aree Interne, sia in Italiano che in Matematica, siano inferiori alla media nazionale praticamente in tutti i gradi scolastici coinvolti nelle Prove.
Inoltre, per quanto concerne la dispersione scolastica, è stata rilevata una forte polarizzazione nelle Aree Interne, soprattutto nella Scuola Secondaria Superiore:
- da una parte la dispersione è zero in una percentuale di comuni che va, a seconda delle regioni di riferimento, dal 27 al 37%
- dall’altra ci sono molti comuni (tra il 6 e il 12%) dove la dispersione è piuttosto alta, maggiore del 5%
Più di recente, nella Relazione annuale sulla SNAI del 31 dicembre 2018 è stata inclusa un’analisi di confronto tra i dati INVALSI del 2014 e i dati del 2017.
È emerso un peggioramento dei livelli di Matematica, rispetto alla media italiana posta a zero, mentre i risultati in Italiano hanno avuto un lieve miglioramento, pur restando al di sotto della media nazionale.
La qualità dell’offerta formativa
Il lavoro effettuato per identificare le Aree Interne e i tavoli di confronto locali avviati hanno inoltre permesso di monitorare altri indicatori della qualità dell’offerta educativa nelle Aree Interne.
Tra questi:
- distribuzione dei plessi scolastici
- trend delle iscrizioni degli alunni nell’arco temporale considerato
numero alunni stranieri - tassi di abbandono scolastico
- numero di docenti con contratti a tempo indeterminato e determinato, la loro età media e mobilità
- titoli di studio dei cittadini
- organizzazione dei sistemi di trasporto scolastico
- numero di centri per la formazione degli adulti
Cosa non funziona
Tra gli aspetti che sono stati evidenziati come problematici ci sono:
- un tasso elevato di bambini residenti in comuni periferici che frequentano la scuola in un altro comune, spesso comuni polo
- l’elevata frammentazione dei plessi scolastici – con molte scuole piccole e carenti dal punto di vista della qualità dell’offerta – associata alla frequente assenza di un presidio continuativo dei dirigenti scolastici
- un elevato turn over dei docenti, sia per motivi di scarsa attrattività di questi territori, sia per un’alta incidenza di docenti a tempo determinato che cambiano quindi sede a fine anno
- un forte digital divide che incide notevolmente sull’offerta didattica
Divario digitale e didattica a distanza
Relativamente a quest’ultimo aspetto, come dimostrano alcune ricerche, l’isolamento tecnologico si è molto acuito con la Didattica a Distanza e la Didattica Digitale Integrata, la cui implementazione si è resa necessaria per garantire la continuità educativa durante l’emergenza sanitaria Coronavirus.
Un esempio del divario è la velocità della connessione della rete internet: nei comuni polo, le famiglie raggiunte dalla rete fissa di banda larga veloce (superiore a 30 Mbps) sono oltre l’80%. Nei comuni periferici e ultraperiferici, non arrivano al 40%.
Altre evidenze da monitorare
Altri aspetti rilevanti si ricavano dalla lettura dei dati a disposizione effettuata recentemente da Openpolis in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini, sull’esperienza educativa dei minori che vivono nelle Aree Interne:
- nelle Aree Interne c’è una percentuale maggiore di scuole costruite in aree non sicure, che vengono classificate in questo modo dal Ministero dell’Istruzione in base a diversi criteri. Questi vanno dalla vicinanza a strade trafficate, ferrovie o a strutture industriali a rischio inquinamento, alla collocazione in aree degradate e abbandonate
- nei comuni periferici e ultraperiferici la percentuale di scuole che offrono un servizio mensa è inferiore (23,8%) rispetto alla media nazionale (26%)
- l’abbandono scolastico colpisce i giovani in misura maggiore tanto più ci si addentra nelle Aree Interne: si passa dai comuni polo dove sono 13 su 100 i ragazzi che si fermano alla licenza media, ai territori periferici e ultraperiferici dove si raggiunge quota 16,5%
L’abbandono scolastico arriva a superare il 20% in diverse province italiane
In conclusione, l’analisi di diversi indicatori del Ministero dell’Istruzione, dell’Istat e di altri enti pubblici, oltre che dei risultati restituiti dalle Prove INVALSI, induce a porre particolare rilievo alle politiche a contrasto della povertà educativa nelle aree interne, aggravata ora dal contesto di ulteriore divario e isolamento imposti a causa dell’emergenza sanitaria.
L’auspicio è che i dati e le evidenze emerse siano di supporto alle azioni in corso e a quelle da intraprendere, per comprendere le ragioni della variabilità e dei divari e migliorare sempre di più l’equità dell’offerta educativa del Paese.
Approfondimenti
- Strategia Nazionale per le Aree Interne
- Relazione annuale al CIPE sulla Strategia nazionale per le Aree interne – Gennaio 2019
- L’esperienza scolastica nelle Aree Interne
- L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa
- La dispersione scolastica non è solo banchi vuoti
- Povertà educativa: esiste una questione meridionale?
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