Misurare il learning loss e affrontare i divari
Cosa hanno fatto i Paesi OCSE

Nei primi diciotto mesi della pandemia l’interruzione dell’istruzione per tempi prolungati ha interessato gli studenti di tutto il mondo.
Il rapporto pubblicato dall’OCSE a settembre 2021, in collaborazione con l’UNESCO, l’UNICEF e la Banca Mondiale, spiega come ogni sistema educativo ha affrontato questo difficile periodo, quali strumenti e quali misure ha adottato per contrastare il learning loss, o perdita degli apprendimenti.

Misurare il learning loss e affrontare i divari - Cosa hanno fatto i Paesi OCSE

La chiusura temporanea delle scuole causata dalla pandemia, oltre a provocare conseguenze economiche, sociali e relazionali ha portato significative perdite di apprendimento, un fenomeno che prende il nome di learning loss.

Come abbiamo avuto modo di vedere attraverso i dati delle ultime Rilevazioni nazionali, in Italia il learning loss ha interessato diverse aree territoriali distribuite in tutto il Paese, con perdite maggiori riscontrabili soprattutto tra gli studenti svantaggiati delle scuole superiori.

Anche la dispersione scolastica implicita è aumentata in modo evidente rispetto al passato, con una percentuale pari a 9,5% di studenti (2,5 punti in più rispetto al 2019).

Anche altri sistemi educativi nei Paesi OCSE hanno risposto all’interruzione prolungata della frequenza scolastica in presenza.

Hanno sviluppato una serie di strumenti e percorsi didattici per garantire l’apprendimento a distanza agli studenti e hanno misurato il learning loss attraverso prove standardizzate o altri strumenti, come  questionari o una valutazione di tipo formativo effettuata dagli insegnanti. 

Il rapporto pubblicato dall’OCSE a settembre 2021, in collaborazione con l’UNESCO, l’UNICEF e la Banca Mondiale, spiega proprio come ogni sistema educativo ha affrontato questo difficile periodo, quali strumenti ha usato per la didattica e quali per misurare il learning loss, o perdita degli apprendimenti.

Le interruzioni dell’apprendimento


La Banca Mondiale stima che le interruzioni dell’apprendimento causate dalla pandemia potrebbero portare a un aumento del 25% della quota di studenti delle scuole secondarie che ottengono risultati al di sotto del livello PISA 2

Banca Mondiale, 2021

Tra marzo 2020 e giugno 2021 l’Italia, come buona parte dei Paesi OCSE, ha chiuso le scuole, completamente o parzialmente, a causa del COVID-19 con il conseguente passaggio repentino dall’insegnamento in presenza alla didattica a distanza soprattutto nei primi mesi in cui c’è stato l’apice della prima ondata. 

Solo Stati Uniti, Austria, Svezia e Israele hanno mantenuto l’apertura delle scuole per quasi tutto il periodo della pandemia. 

Misurare il learning loss

Anche se l’apprendimento a distanza può rappresentare un’opportunità per esplorare nuovi modi di insegnare, ci sono state numerose preoccupazioni per le perdite di apprendimento associate alle chiusure delle scuole.

Per affrontare questo problema diversi Paesi hanno adottato misure per monitorare i risultati dell’apprendimento e identificare gli studenti con necessità di un supporto specifico.

Le misure applicate dagli Stati OCSE sono state principalmente tre:

Valutazioni standardizzate per misurare il learning loss

Questionari rivolti a insegnanti, dirigenti scolastici o attori privilegiati

Valutazione formativa da parte degli insegnanti

Le valutazioni standardizzate

Tra marzo e dicembre 2020 il 36% degli Stati OCSE dichiara di aver inserito nelle scuole prove standardizzate per misurare la perdita degli apprendimenti nei tre cicli scolari.

Cile, Danimarca, Regno Unito, Estonia, Francia, Italia, Corea e Lussemburgo hanno inserito prove standardizzate per tutti e tre i livelli scolastici. Norvegia e Portogallo hanno coinvolto gli studenti della scuola primaria e secondaria inferiore mentre cinque Stati (Austria, Repubblica Ceca, Lettonia, Messico e Federazione Russa) esclusivamente quelli della scuola secondaria superiore.

Due esempi di risultati

Per quanto riguarda il Regno Unito e la Francia i risultati emersi dalle valutazioni condotte per misurare il learning loss fanno emergere forti disuguaglianze tra gli studenti dovute alla chiusura delle scuole.

Nella Scuola secondaria del Regno Unito la pandemia ha portato, per esempio, a una perdita degli apprendimenti corrispondente a 1,8 mesi di scuola nella popolazione studentesca complessiva e in 2,2 mesi tra gli studenti con qualche tipo di difficoltà.

In Francia, invece, sebbene vi sia stato un recupero delle competenze di Lettura e Matematica nel mese di gennaio 2021, per molti studenti provenienti da scuole svantaggiate i miglioramenti nel corso dell’anno scolastico sono stati più scarsi rispetto alle scuole con un background socio-economico più alto. 

Questionari e valutazione formativa degli insegnanti

​​Oltre alle valutazioni standardizzate i sistemi educativi hanno utilizzato altre modalità e strumenti per monitorare gli esiti di apprendimento degli studenti. 

La valutazione formativa da parte dei docenti in classe e la somministrazioni di questionari agli insegnanti, ai dirigenti scolastici o ad altri attori della scuola hanno contribuito, per esempio, a far comprendere meglio quanto gli studenti hanno perso durante questi mesi di pandemia e quali interventi mettere in atto per far fronte al learning loss.

Per quanto riguarda la prima misura quasi tutti gli Stati (62%) hanno lasciato agli insegnanti la possibilità di misurare l’eventuale perdita degli apprendimenti tra gli studenti. Solamente Colombia, Regno Unito, Ungheria, Italia, Corea, Repubblica Slovacca, Slovenia e Turchia non hanno applicato questo tipo di strumento.

La seconda misura invece è stata scelta dal 36% degli Stati. Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Spagna e Svezia hanno somministrato questionari a tutti e tre i livelli di istruzione mentre il Cile e la Comunità fiamminga del Belgio hanno invece lasciato la libertà alle scuole o ai distretti di decidere se utilizzare o meno questo tipo di strumento.

Affrontare i divari

Attraverso gli strumenti appena presentati i sistemi educativi hanno potuto individuare il learning loss e predisporre azioni per il miglioramento scolastico.

Dopo la prima chiusura delle scuole nel 2020 infatti per aiutare gli studenti a recuperare la perdita degli apprendimenti causata dalla pandemia sono stati compiuti numerosi sforzi.

Data l’eterogeneità tra gli allievi ciascun Stato ha realizzato interventi mirati rivolti a specifici destinatari per cercare di andare incontro alle necessità di tutti.

Supporto per ciascuna categoria di studenti

Secondo il rapporto OCSE, più della metà degli Stati sostiene di aver inserito misure dedicate per intervenire sugli apprendimenti scolastici.

Oltre ad aiutare tutti gli studenti in questo momento difficile una particolare attenzione è stata rivolta alle seguenti categorie di popolazione scolastica:

Questi interventi sono stati attuati principalmente durante il doposcuola, le vacanze scolastiche o nei weekend.

Nel grafico sottostante è possibile visualizzare in quali livelli di istruzione e categorie di studenti si sono rivolti gli interventi dei diversi Stati OCSE.

Gli interventi per gli studenti a rischio di rimanere esclusi dalla didattica a distanza

Durante la pandemia sono molti gli studenti che hanno avuto difficoltà di accesso alla didattica a distanza. Per non abbandonare nessuno ed evitare che il learning gap aumentasse notevolmente tra gli studenti, aggravando divari già esistenti, sono state diverse le azioni che i vari governi hanno adottato per far fronte all’emergenza.

Come si può notare dal grafico, in tutti e tre i livelli scolastici gli interventi principali hanno riguardato la predisposizione e l’utilizzo di piattaforme flessibili per l’apprendimento asincrono e il finanziamento per l’acquisto di dispositivi elettronici come computer e tablet.

Considerato che le persone più colpite provengono da ambienti non attrezzati per seguire le lezioni da casa e con un background socio-economico basso, alcuni Stati si sono adoperati anche per modificare le infrastrutture di comunicazione e accesso a internet delle aree remote e di quelle ad alta densità, in modo da permettere un accesso a scuola in totale sicurezza e seguire così le lezioni in presenza.

Ulteriori interventi sono stati rivolti inoltre alle categorie di studenti più vulnerabili, quali disabili, immigrati e allievi provenienti da famiglie con un basso reddito per migliorare la loro esperienza con la didattica online. 

Gli interventi per gli studenti più vulnerabili

Proprio per gli studenti più vulnerabili sono stati predisposti ulteriori interventi per supportare la loro istruzione durante la pandemia.

Il grafico sottostante rappresenta il numero di Stati che hanno introdotto una o più misure per contrastare il learning loss. Attraverso il menù a tendina presente è possibile visualizzare i risultati per ciascuna categoria di studenti.

Come si può notare, per gli studenti con disabilità e minoranze etniche le misure di sostegno maggiormente applicate dagli Stati OCSE hanno riguardato la predisposizione di materiali didattici ad hoc e il miglioramento delle infrastrutture per consentire l’accesso agli studenti.

Oltre a quest’ultimo intervento, per gli studenti immigrati e rifugiati la maggior parte degli Stati si è adoperata anche per migliorare l’accesso alle piattaforme dedicate per l’apprendimento asincrono.

Per le altre categorie di studenti considerate a rischio (per esempio quelle nelle aree interne o con background socio-economico familiare basso) gli sforzi maggiori si sono concentrati soprattutto per consentire loro di acquistare dispositivi elettronici per l’accesso.

Sono pochi invece gli Stati che dichiarano di aver realizzato interventi specifici per le ragazze

Una sfida che ha coinvolto tutti

Il grande sforzo di contrasto al learning loss non ha interessato solo l’Italia.

Il fenomeno ha infatti investito tutto il mondo e, come abbiamo visto, i vari Paesi hanno cercato di affrontare al meglio le conseguenze della pandemia sugli apprendimenti scolastici, soprattutto per quelli in condizione di maggiore fragilità, per limitare l’aumento dei divari tra le categorie di studenti, divari il cui amplificarsi avrebbe conseguenze personali, sociali ed economiche facilmente intuibili. 


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