In occasione della Settimana del Lavoro 2020, promossa dall’Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, Roberto Ricci – Dirigente di ricerca e Responsabile dell’Area Prove nazionali INVALSI – si è unito a un panel di esperti per discutere sul tema dell’inclusione scolastica e della povertà educativa, con una lettura dei dati raccolti nelle Rilevazioni nazionali dell’INVALSI.
Esistono nessi tra sistemi di istruzione e formazione e dinamiche nel mondo del lavoro?
Il sistema educativo è ancora un motore di inclusione e di realizzazione personale in Italia?
A quali politiche attingere per garantire uguaglianza nelle opportunità di accesso all’istruzione e equità e qualità nei risultati?
La Settimana del Lavoro 2020. Formazione: costruire il futuro
La manifestazione è promossa dall’ISMEL – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali, con il sostegno di Fondazione CRT e del Polo del ‘900.
Per questa edizione il focus è stato Formazione: costruire il futuro, un laboratorio di riflessione e di idee sui processi formativi e di apprendimento e i loro stretti legami con il tema dell’uguaglianza e del diritto di cittadinanza.
La sfida educativa nell’era post-industriale: lo scenario
Negli ultimi 30 anni, il progresso economico e del quadro internazionale dei diritti legati all’educazione, hanno fatto fare enormi passi in avanti nella qualità dell’apprendimento e nell’innalzamento del livello di istruzione.
È anche vero che viviamo in società caratterizzate da grandi trasformazioni culturali e tecnologiche, oltre che del tessuto sociale e del lavoro.
La complessità dei fattori che entrano in gioco richiede una riflessione analitica condotta su molteplici piani.
Il 2020 ci pone davanti a ulteriori sfide in tema di povertà educative e minacce di disuguaglianza e divari, innescate dalla crisi sanitaria e dall’impossibilità di garantire la Scuola in presenza.
Inclusione/esclusione nei processi formativi
Con lui sono intervenuti Marisa Pavone, docente di Didattica e Pedagogia speciale dell’Università di Torino, Raffaele Mantegazza, docente di Scienze Pedagogiche dell’Università di Milano-Bicocca, e Damiano Previtali, dirigente dell’Ufficio Valutazione del Sistema nazionale di Istruzione e di Formazione del Ministero dell’Istruzione.
Il dibattito si è concentrato sull’evidenziare alcuni fatti e condizioni che contribuiscono a creare e alimentare elementi di distorsione e disuguaglianza nei sistemi educativi e su quali soluzioni proporre per migliorare accesso all’istruzione e alla formazione e la qualità dell’educazione.
Le molte facce dell’esclusione dalla formazione: il contributo conoscitivo dei dati INVALSI
Proprio quest’ultimo aspetto è stato al centro dell’intervento di Roberto Ricci.
L’INVALSI ha definito questo tipo di dispersione come esplicita.
Sebbene infatti la dispersione scolastica sia un’emergenza nazionale in tutte le sue forme, questa tipologia è esplicita perché più visibile e circoscritta.
Conoscerne dati e aspetti ci permette più facilmente di pianificare le azioni necessarie al suo contrasto.
Ma se ci fossero altri giovani in difficoltà, meno visibili di coloro che abbandonano gli studi, ma comunque bloccati, per competenze acquisite, ai livelli di un giovane uscito precocemente dalla Scuola?
La dispersione scolastica implicita
Sono dispersi impliciti quegli allievi che arrivano a terminare le Superiori ma i loro livelli di risultato non superano – sia in Italiano che in Matematica e in Inglese – quelli attesi per il II anno della Secondaria di II grado.
Se sommiamo i dati della dispersione esplicita a questa fetta di dispersi impliciti, a livello nazionale superiamo il 20% di giovani coinvolti nel fenomeno della povertà educativa e in alcune Regioni addirittura il 30%.
I dati INVALSI inoltre hanno potuto evidenziare altre differenze e disuguaglianze tra gli esiti attesi degli studenti e tra territori.
Equità nei sistemi educativi
Come ha sottolineato anche Damiano Previtali nel suo intervento, il Sistema Scuola deve essere visto in un’ottica di inclusione.
La Scuola deve cioè dare opportunità a ogni giovane di realizzarsi ed è fondamentale rimuovere gli ostacoli che complicano o rendono impossibile lo svolgimento di questo compito.
A questo proposito ha menzionato i dati INVALSI presentati nell’ambito del Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione.
Infatti, in quelle stesse scuole l’Indicatore ESCS – Economic, Social and Cultural Status, che definisce lo status sociale, economico e culturale delle famiglie degli studenti che partecipano alle Prove INVALSI, è molto basso.
Approfondimenti
- La dispersione scolastica non è solo banchi vuoti
- Povertà educativa: esiste una questione meridionale?
- L’indicatore ESCS per una valutazione più equa
- L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa
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Foto in alto di: Settimana del Lavoro – ISMEL