Equieterogeneità
I vantaggi di una prospettiva più inclusiva per la Scuola

Che l’istruzione svolga un ruolo centrale per favorire l’integrazione dei giovani nella società è un dato ormai acclarato e acquisito nel sapere comune.
Ma in che modo il contesto socio economico di origine influenza l’efficacia del sistema educativo?
Il perseguimento di un buon livello di eterogeneità nelle classi aiuta o ostacola il raggiungimento di migliori risultati?

Equieterogeneità - I vantaggi di una prospettiva più inclusiva per la Scuola

La garanzia delle pari opportunità, indipendentemente dalle differenze sociali ed economiche di partenza, è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Un traguardo di primaria importanza, perseguibile solo attraverso azioni di promozione dell’inclusione sociale, economica e politica: dinamiche in cui la scuola gioca evidentemente un ruolo non solo attivo ma strategico.

Di fronte alla persistenza di un divario educativo, infatti, è molto difficile che i ragazzi siano in grado di sviluppare lo stesso livello di competenze e, conseguentemente, possano accedere alle medesime opportunità occupazionali ed economiche.

Il rischio da scongiurare è che vengano lasciati indietro gli allievi provenienti da contesti più difficili e dai territori meno avvantaggiati, subendo, così, un doppio impedimento: il primo determinato dalla famiglia, l’altro proprio dalla scuola.

Un gap che rischia di compromettere il percorso degli allievi lungo tutto il percorso scolastico, riproducendo e amplificando, negli anni, le disuguaglianze di partenza.

I fattori che influenzano l’equità nella scuola

Il Rapporto Eurydice Equity in School Education in Europe: Structures, Policies and Student Performance indaga proprio questi temi, individuando le decisioni politiche e le caratteristiche sistemiche in Europa che sono legate a un livello di maggiore equità nella Scuola.

Equieterogeneità - I vantaggi di una prospettiva più inclusiva per la Scuola

Gli aspetti che potenzialmente influenzano l’equità nell’istruzione scolastica dal Rapporto Eurydice Equity in School Education in Europe: Structures, Policies and Student Performance

Ci sono diversi fattori che influenzano l’equità nell’istruzione scolastica e risultano fortemente collegati al peso del background socio-economico sul rendimento.

Ad esempio, l’early tracking, ossia la scelta precoce dell’indirizzo di studio, che in Italia è a 14 anni, o l’utilizzo di criteri di ammissione basati sui risultati scolastici nell’istruzione secondaria, che non solo non aiuta l’equieterogeneità ma produce conseguenze negative.

La ricerca di equieterogeneità non sminuisce l’eccellenza

Ma c’è un altro concetto che viene spesso messo in relazione con il tema della ricerca dell’equità a scuola e che vale la pena indagare per sciogliere le riserve sulla necessità di garantire a tutti le stesse opportunità: la valorizzazione delle eccellenze. Equità ed eccellenza sono in conflitto?

La divisione dei ragazzi provenienti da situazioni economiche e culturali diverse è un fattore positivo o negativo per l’apprendimento?

Le ricerche relative a questi temi dimostrano che l’incontro tra differenze rappresenta motivo e occasione di crescita, evidenziando come l’efficacia del sistema educativo non sarebbe messo a rischio dall’eterogeneità delle classi e delle scuole, tutt’altro.

Nei Paesi OCSE – secondo il Rapporto OCSE PISA Equity in Education – Breaking down barriers to social mobility che ha confrontato le opportunità di progredire grazie all’istruzione in 70 nazioni – i ragazzi con un background meno elevato che frequentano scuole dove ci sono soprattutto altri ragazzi con minori opportunità ottengono in media 78 punti in meno di quelli che invece si trovano in scuole frequentate soprattutto da ragazzi più fortunati.

È il cosiddetto effetto di contesto, o di composizione del gruppo, a influenzare l’apprendimento di uno studente, determinato non solo dalle sue inclinazioni e caratteristiche personali, ma anche da quelle dei suoi compagni.

Non solo: l’effetto di contesto comporta anche una serie di ripercussioni indirette, legate ad esempio alle scelte più o meno consapevoli degli insegnanti riguardo alle metodologie di insegnamento, ai criteri di valutazione o, in generale, alle azioni da attivare in aula.

Tutto questo implica che il progresso di un alunno sarà tanto minore quanto più il livello medio del gruppo del quale fa parte è basso e omogeneo.

Equieterogeneità - I vantaggi di una prospettiva più inclusiva per la Scuola

Esperienze sia nazionali che internazionali dimostrano che contesti eterogenei e una prospettiva inclusiva permettono il raggiungimento di risultati migliori.
I dati raccolti da INVALSI evidenziano che la scelta di mescolare allievi provenienti da contesti familiari diversi favorirebbe il raggiungimento di risultati migliori da parte di tutti i ragazzi.

Equità e territorio: la situazione in Italia

Non solo, quindi, manca il temuto appiattimento dei risultati verso il basso, ma i traguardi ottenuti dagli allievi sono migliori

È un dato che mal si concilia con la fotografia di una scuola italiana non sempre attenta all’eterogeneità e alla equità.

Questa foto è resa ancora più nitida dai dati raccolti annualmente dall’INVALSI, che evidenziano una differenza dei risultati tra scuole e tra classi del Nord, del Centro e del Sud e un problema di disuguaglianza all’interno delle aree del Paese.

Nel Rapporto INVALSI 2019, i dati raccontano di un sistema scolastico nell’Italia meridionale e insulare meno efficace in termini di risultati conseguiti rispetto all’Italia centrale e soprattutto settentrionale, ma anche meno equo:

la variabilità dei risultati tra scuole e tra classi nel primo ciclo d’istruzione è consistente e in ogni caso più alta che al nord e al centro, così come sono più alte le percentuali di alunni con status socio-economico basso che non raggiungono livelli adeguati nelle Prove.
In particolare, destano forti preoccupazioni gli esiti di alcune regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Sebbene nessun Paese possa vantare la presenza di un sistema scolastico così virtuoso da riuscire ad assicurare una situazione di equità perfetta nella composizione delle scuole, inevitabilmente legata alla struttura sociale dei relativi territori, i dati ci offrono scorci interessanti sull’opportunità di perseguire l’equità nella composizione delle classi.

Impegnarsi affinché siano più bilanciate, in termini di genere e di background socio-economico e culturale, è il primo passo per rendere la scuola più equa e per superare le barriere alla mobilità sociale.

Un importante passo in avanti non solo nella distribuzione democratica delle opportunità di apprendimento ma in relazione al benessere collettivo, legato a doppio nodo con lo sviluppo delle capacità individuali e della sicurezza sociale.

Come ha ricordato Gabriela Ramos, Capo di gabinetto del Segretario generale dell’OCSE:

il modo in cui trattiamo i più vulnerabili è il riflesso di chi siamo come società. Quando si aiutano i più svantaggiati, tutti vincono.

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