L’AbCD per contrastare la povertà educativa digitale

Nel Rapporto Riscriviamo il Futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale i ricercatori di Save The Children hanno fatto il punto sui divari nelle competenze digitali e sul problema della povertà educativa digitale.

L’AbCD per contrastare la povertà educativa digitale

L’emergenza sanitaria ancora in atto ci ha costretto a modificare profondamente le nostre abitudini e, altro aspetto che sarà ancora più rilevante nel prossimo futuro, ha causato un aumento della povertà, intesa sia in termini economici che educativi.

E mentre ancora si sta cercando di comprendere appieno l’entità del learning loss dovuto alla pandemia, Save The Children ha redatto un documento per approfondire il tema della povertà educativa digitale, che viene definita come:

la privazione delle opportunità per apprendere, ma anche sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali.

La valutazione delle competenze digitali

Per comprendere e analizzare il fenomeno della povertà educativa digitale Save the Children, con la collaborazione del CREMIT – Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia, ha messo a punto un nuovo strumento: l’AbCD – Autovalutazione di base delle Competenze Digitali.

L’Italia infatti, anche se partecipa all’Indagine IEA ICILS, è uno dei pochi Paesi europei a non essere ancora dotato di un sistema di valutazione delle competenze digitali.

L’AbCD è stato elaborato partendo dal quadro teorico del Quadro di riferimento europeo DigComp2.1 e si ispira all’Indagine ICILS e allo Students Civic Online Reasoning sviluppato dall’Università di Stanford.

La povertà educativa digitale è stata dunque analizzata sulla base di quattro dimensioni che fanno riferimento alle capacità di apprendimento necessarie per:

  1. comprendere
  2. essere
  3. vivere assieme
  4. vivere una vita autonoma e attiva

L’indagine sulla povertà educativa digitale

Il questionario AbCD è stato somministrato a un campione di 772 ragazzi di 13 anni della classe terza della scuola secondaria di primo grado, in 11 città e province italiane: Ancona, Chieti, Mestre, Milano, Napoli, Udine, Palermo, Roma, Torino, Velletri, Sassari.

Lo scenario

I ricercatori hanno riscontrato dei ritardi nello sviluppo delle competenze digitali.

La povertà educativa digitale è apparsa più evidente nelle famiglie con un background socio-economico meno avvantaggiato. I dati PISA 2018 affermano che questi ragazzi spesso vivono in abitazioni sprovviste di una connessione a internet veloce e in cui non vi sono sufficienti spazi e dispositivi tecnologici a disposizione per lo studio.

Lo studio con l’AbCD ha confermato che quasi un ragazzo su cinque non ha una connessione internet veloce a casa.

L’indagine si è poi focalizzata sull’utilizzo degli strumenti digitali a scuola, prima dell’arrivo del COVID-19 e della didattica a distanza:

  • il 37.5% ha dichiarato di non aver mai usato il computer a scuola
  • il 34.5% lo ha utilizzato per qualche volta al mese
  • il 16.8% per qualche volta a settimana
  • l’11.2% tutti i giorni

Questo dato è molto simile a quanto rilevato dall’indagine ICILS 2018.

Le opinioni dei ragazzi

Per quanto riguarda invece l’opinione nei confronti delle potenzialità degli strumenti digitali il 45.6% dei minori afferma di apprezzarli per conoscere e imparare a fare cose utili per lo studio, mentre il 67.6% per conoscere e imparare a fare cose utili per le proprie passioni.

L’AbCD per contrastare la povertà educativa digitale

Fonte: Riscriviamo il Futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale – Save The Children

Ma i ragazzi hanno anche delle preoccupazioni legate al digitale: il 66.2% dichiara di temere il rischio di scaricare virus o malware; il 34,5% si preoccupa di poter pubblicare dati sensibili o trasmettere una visione sbagliata di se stesso. Un ragazzo su quattro ha paura di poter essere vittima episodi di cyberbullismo.

Le competenze digitali

Dai risultati della ricerca emerge che circa un quinto dei minori che hanno partecipato all’indagine non è in grado di rispondere correttamente a più della metà delle domande proposte per valutare le competenze basilari.

In pratica questi ragazzi non sanno identificare una password sicura o condividere lo schermo durante una videochiamata, non riescono a inserire un link in un testo o a scaricare un file da una piattaforma della scuola, hanno inoltre difficoltà a utilizzare un browser per l’attività didattica.

Quasi la metà degli studenti non è in grado di riconoscere una fake news riguardante l’attualità.

Inoltre il 18% dei minori del campione presenta una povertà educativa in tre delle quattro dimensioni della privazione digitale, quasi il 7% del campione in tutte. 

Le raccomandazioni di Save The Children

Gli autori del Rapporto sulla povertà educativa digitale sono dell’avviso che

non possiamo perdere l’occasione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza e delle altre risorse europee e nazionali per determinare un cambiamento profondo, volto al superamento delle disuguaglianze e ad un sistema educativo di qualità per tutte e tutti, che tenga conto della trasformazione digitale in atto. 

I dati di questo primo studio sulla povertà educativa digitale mostrano che, nonostante i ragazzi apprezzino e utilizzino gli strumenti digitali, molti di loro sono privi delle competenze di base per poterli usarli consapevolmente.

Questi, oltre a non saper utilizzare adeguatamente le nuove tecnologie per l’apprendimento, non riescono nemmeno a definire nello spazio virtuale, in modo positivo e attivo, il proprio essere, il rapporto con gli altri e la conoscenza del mondo.

Save the Children propone quindi l’adozione di una strategia di contrasto alla povertà educativa digitale che possa:

  • Fornire a tutte le scuole strumenti digitali e connessioni veloci, dando priorità alle scuole situate in aree particolarmente svantaggiate
  • Fornire alle famiglie più svantaggiate adeguati strumenti digitali
  • Definire un quadro teorico delle competenze digitali, integrandole nel Curriculo nazionale, come auspicato nel Piano Nazionale Scuola Digitale
  • Sviluppare e implementare un sistema di valutazione delle competenze digitali a scuola
  • Formare i docenti sull’uso delle tecnologie digitali a scuola e lo sviluppo delle competenze tra gli studenti, con particolare riferimento all’educazione alla cittadinanza digitale e al pensiero critico
  • Avviare programmi volti a rafforzare la genitorialità digitale, sensibilizzando i genitori sull’uso corretto e consapevole dei nuovi strumenti digitali, per se stessi e per i figli
  • Inserire obiettivi relativi al raggiungimento delle competenze digitali nei patti educativi di comunità

Per contrastare la povertà educativa digitale c’è bisogno quindi che tutti gli shareholder della Scuola uniscano le forze per poter insieme pensare, attuare e verificare iniziative mirate all’Inclusione sociale e didattica.

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