Dal 2016 l’INVALSI stima l’effetto scuola attraverso un modello statistico basato sul calcolo del valore aggiunto. È una stima del contributo che una specifica scuola dà al miglioramento del livello di partenza degli apprendimenti dei suoi allievi, al netto di una serie di fattori esterni che non dipendono da lei e sui quali può agire pochissimo.
I dati sull’effetto scuola relativi all’anno scolastico 2018-2019 sono disponibili nell’area riservata del sito invalsi.it
Come vengono restituiti i dati
Il Dirigente scolastico e il Referente per la Valutazione possono visualizzare i dati relativi all’effetto scuola suddivisi per grado scolastico e per materia – Italiano e Matematica – accedendo alla propria area riservata.
Per l’Inglese, introdotto solo di recente tra le Prove INVALSI, l’effetto scuola non è per ora disponibile. Si dovrà aspettare ancora qualche anno, poiché tra i fattori che determinano questa stima c’è un confronto con il punteggio d’ingresso, ovvero il risultato ottenuto alle Prove precedenti.
Per lo stesso motivo le classi seconde della scuola primaria non ricevono l’effetto scuola.
Prima di spiegare come avviene la restituzione alle scuole è bene specificare che l’effetto scuola è fornito a ciascuna istituzione scolastica solo se sono disponibili i dati necessari per il calcolo in misura superiore al 50%.
Nell’area riservata saranno visibili per ogni disciplina un grafico e una tabella analoghi a quelli delle figure 1 e 2.
Il grafico della figura 1 indica con un simbolo verde in quale fascia si colloca l’istituto rispetto alla regione, alla macro area e all’Italia.
Se il simbolo verde cade sulla fascia bianca l’effetto scuola prodotto da quell’istituto è in linea con i valori medi stimati in rapporto alle dimensioni territoriali di appartenenza.
Quindi un sistema scolastico che funzioni, ad esempio a livello regionale, dovrebbe aspirare ad avere le proprie scuole posizionate sulle fasce bianche poiché, nel momento in cui questo si verifica, tutte le scuole del territorio sono efficienti ed efficaci.
Se invece il simbolo si trova sulle tonalità di verde l’effetto scuola stimato per quell’istituto è positivo, mentre se la scuola si posiziona sulla fascia di colore arancio o rossa l’effetto scuola è negativo e dovrà agire per riguadagnare terreno attraverso obiettivi incrementali che le permettano gradualmente di raggiungere almeno le fasce bianche.
Va precisato che un effetto scuola negativo non significa un peggioramento dei risultati degli studenti, ma segnala che c’è un progresso più basso di quello che ci si aspetterebbe tenendo conto delle caratteristiche di quegli studenti, come la situazione di partenza e altri fattori esterni alla scuola stessa, per esempio il contesto sociale in cui vivono e la loro origine.
La restituzione congiunta dell’effetto scuola e del punteggio osservato
Per una valutazione ancora più dettagliata risulta utile incrociare i dati dell’effetto scuola con il punteggio osservato, ovvero con il risultato delle Prove INVALSI.
Per rendere più agevole la lettura di questi dati viene messa a disposizione una tabella in cui le righe rappresentano il punteggio osservato rispetto alle tre medie territoriali – regione, macro area e nazione – mentre le colonne rappresentano l’effetto scuola (figura 2). Il simbolo verde apposto su ogni sezione della tabella indica la posizione dell’istituto rispetto a questi due parametri.
Come interpretare questi dati
Guardiamo le tabelle della restituzione congiunta e immaginiamo la scuola italiana come una lunga fila di ragazzi che procede a una velocità media.
I ragazzi in testa alla fila rappresentano quelle scuole che hanno avuto un punteggio osservato sopra la media, così come quelli in coda rappresentano le scuole con un punteggio osservato sotto la media.
L’effetto scuola rappresenta l’accelerazione che permette a chi è indietro di recuperare posizioni.
Facciamo un esempio prendendo i due estremi possibili. La casella verde più scuro in alto a sinistra sono i ragazzi in testa alla fila (punteggio osservato sopra la media) che stanno andando anche più veloci del resto della fila (effetto scuola positivo).
All’estremo opposto, invece, la casella in rosso in basso a destra sono i ragazzi in coda alla fila (punteggio osservato sotto la media) che stanno anche andando più lenti del resto della fila (effetto scuola negativo).
Nella lettura dei dati sull’effetto scuola va anche tenuto in considerazione il cosiddetto effetto soffitto. Per chi ha già valori medi buoni è più difficile riuscire a raggiungere un ulteriore miglioramento.
In altre parole per i ragazzi in testa alla fila è difficile andare ancora più veloci rispetto a quanto non lo sia per gli ultimi della fila.
In un’ottica di restituzione dati è evidente che il genitore o lo studente saranno poco interessati all’effetto scuola dell’istituto, cioè a un’analisi di secondo livello che non parla direttamente a loro, perché sono molto più interessati al dato individuale (come sono andato alle Prove?).
Inoltre, se preso da solo, l’effetto scuola restituisce un dato parziale. Ma in una prospettiva più ampia, messo in relazione con gli altri dati, l’effetto scuola può essere un indicatore fondamentale, specie a livello amministrativo (collegio docenti, consiglio scolastico regionale) ed esecutivo (MIUR, decisori politici) per conoscere meglio i punti di forza e le debolezze della scuola e per individuare dove e come intervenire.
Approfondimenti
- Breve guida alla lettura dell’effetto scuola
- L’effetto scuola
- Rapporto sull’effetto scuola 2018
- Sintesi del rapporto sull’effetto scuola 2018