2019-2020: un anno scolastico fuori dall’ordinario

Come è andato l’anno scolastico che si è appena concluso? Ricostruiamolo direttamente attraverso le voci di alcuni insegnanti che, con i propri studenti, si sono messi alla prova tra didattica a distanza, nuove modalità di valutazione, opportunità e sfide da affrontare.

2019-2020: un anno scolastico fuori dall’ordinario

La campanella è suonata. È quella dell’ultimo giorno di scuola. Solo che questo non è un anno come tutti gli altri. 

Il 2019-2020 sarà ricordato infatti come un anno scolastico fuori dall’ordinario.

L’anno in cui le scuole di tutta Italia sono rimaste chiuse, con l’interruzione della didattica in presenza e la necessità di reinventare il modo di stare a Scuola.

L’anno in cui la Scuola con la esse maiuscola ha proposto una soluzione di emergenza: la didattica a distanza.

Ma come sono andate le cose?
Quali sono state le sfide vinte e quelle che rimangono da affrontare?
Ci sono opportunità e conquiste che questo anno straordinario ci lascia in eredità per settembre?

Lo abbiamo chiesto a chi quest’anno lo ha vissuto da protagonista: gli insegnanti di alcune scuole italiane.

Ecco cosa ci hanno raccontato sulla loro esperienza di didattica, valutazione e relazione a distanza con i propri studenti.

Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate dagli studenti?

I docenti che INVALSIopen ha intervistato hanno evidenziato soprattutto due aspetti:

Difficoltà tecnico-operative

Le difficoltà tecniche si sono manifestate soprattutto all’inizio. Sia dal punto di vista della dotazione tecnologica (computer e connessione), sia per quanto riguarda le conoscenze pratiche e le difficoltà comunicative nell’utilizzo operativo degli strumenti.

La Scuola è stata di sostegno e ha messo a disposizione computer e tablet.

La gestione delle classi virtuali, inizialmente complessa, è stata poi sempre più facile con il passare dei giorni, man mano che alunni e insegnanti hanno acquisito le competenze necessarie

È stato come un corso super-accelerato, ci dice una docente.

Difficoltà didattico-relazionali

La sfida più grande è stata affrontare il cambiamento nella relazione con gli studenti e tra gli studenti, hanno sottolineato tutti i docenti chiamati a testimoniare la propria esperienza.

Nella didattica a distanza la relazione è quasi sempre a due oppure in modalità frontale di gruppo, ma con una ridotta possibilità di interazione.

Si perde cioè la dinamica della relazione in classe come stimolo reciproco in un’ottica di apprendimento cooperativo.

Anche semplicemente l’assenza della ricreazione diventa un vuoto emotivo.

Su questo aspetto c’è una opinione condivisa tra i docenti:

Nonostante il buon livello di coinvolgimento nella didattica a distanza, abbiamo sentito la mancanza del supporto della gestualità o del contatto visivo con i ragazzi per coglierne emozioni, dubbi e distrazioni.

Il rischio è duplice:

  • gli studenti più motivati possono soffrire la diminuzione della quantità di lavoro che si riesce a gestire in un’ora
  • mentre i più fragili socialmente e culturalmente possono perdersi più facilmente.

Quali sono stati invece gli aspetti più apprezzati?

I materiali prodotti dagli insegnanti per supportare i ragazzi nella didattica a distanza sono stati di grande supporto:

L’emergenza ci ha portato a produrre materiali più sintetici e strutturati, una notevole mole di lavoro che a disposizione della classe virtuale è stato un archivio di risorse preziose.

Alcuni software, introdotti nella didattica soprattutto per materie tecniche come la matematica, hanno motivato gli studenti e fatto crescere l’interesse.

L’interrogazione canonica può mettere ansia.
La relazione più personalizzata è stata un elemento considerato positivo da molti.

Alcuni studenti sono diventati più sicuri, hanno messo una marcia in più.

Durante la lezione chiedevo di illustrarmi il ragionamento degli esercizi personali svolti precedentemente a casa. In questo modo sono emersi il processo di apprendimento e le motivazioni che hanno portato a eventuali quesiti irrisolti, con una maggiore sensazione di libertà da parte degli studenti a manifestare dubbi.

Nei questionari che ho sottoposto in tutto questo periodo, è emerso come i ragazzi sentissero meno il giudizio del docente e allo stesso tempo si sentissero più autonomi e responsabili.

La DaD ha anche unito la classe: laddove c’erano particolari divisioni ora i ragazzi si aiutano tra loro.

Sono aspetti che cercherete di ottimizzare anche dopo la riapertura delle scuole?

Assolutamente sì, confermano tutti gli insegnanti ascoltati.

Questa esperienza mi ha spinto a cercare e trovare strategie alternative per il coinvolgimento dei ragazzi. Ho scoperto nuovi strumenti tecnologici che non solo terrò, ma che vorrei rivedere e migliorare per completare la didattica in presenza.

Grazie alla DaD, ho ripensato le mie competenze da spendere in classe. Mi ha costretto a scandagliare il mio curriculum implicito per costruirne uno nuovo adatto alle modalità didattiche che cambiavano.

Tra i nuovi strumenti che i docenti vorrebbero tenere anche nella didattica in presenza troviamo:

La possibilità di individualizzare i percorsi didattici

Mi piacerebbe mantenere per l’anno prossimo l’opportunità per gli studenti di richiedere uno sportello di ascolto a distanza, quindi con una flessibilità di orario più vasta rispetto all’orario scolastico, per portare avanti un lavoro più individuale.

L’opportunità di utilizzare la class room virtuale e gli altri strumenti tecnologici

Assegnare i compiti in maniera più ordinata con l’utilizzo di una piattaforma e scadenze meno contrattabili è stato molto vantaggioso e efficace per i ragazzi.
Richiede certamente un grande lavoro di preparazione dei materiali ma ha reso gli studenti più autonomi nello studio.
Avere uno spazio costruito su misura della classe, dei ritmi del gruppo e del singolo studente li ha tenuti più agganciati al percorso scolastico.

Come si valuta la didattica a distanza? Che riflessione avete fatto sulla valutazione in itinere e finale?

Anche se il passaggio dalla modalità in presenza a quella a distanza è stato repentino, è stato chiaro molto presto che la valutazione a distanza non poteva essere la stessa di quella in presenza.

All’inizio credo che tutti abbiamo riproposto quello che si faceva in aula, accorgendoci poi che non aveva senso. Quando siamo riusciti a cambiare e sperimentare una modalità nuova, è finita la scuola. Sicuramente sarebbe servito più tempo per una riflessione maggiore.

Al primo test ho capito che dovevo cambiare qualcosa o si rischiava di creare uno scollamento tra i miei obiettivi valutativi e quello che invece restituivano i ragazzi.

Le categorie giusto/sbagliato non erano più sufficienti per dare un voto. Bisognava introdurre altri parametri di valutazione formativa come la motivazione e la precisione.

Sono state elaborate delle linee guida e delle griglie per integrare alla valutazione disciplinare una valutazione formativa.

In questi mesi abbiamo fatto due valutazioni formative. Insieme alle altre valutazioni pregresse, anche fatte in presenza, sono state fondamentali per gli scrutini finali.

Abbiamo cercato di affiancare agli indicatori disciplinari classici – test, verifiche a distanza, relazioni, ricerche – anche altri indicatori per le competenze di cittadinanza: la partecipazione, il rispetto delle consegne, il lavoro cooperativo, eccetera.

Questi indicatori di tipo qualitativo ci hanno permesso di inserire nella valutazione anche una misura dell’atteggiamento complessivo dei ragazzi, della loro partecipazione attiva e del processo di apprendimento nel suo complesso.

I docenti hanno poi scelto autonomamente quali strumenti utilizzare in classe:

Ho usato i moduli e test online, cercando di costruirli in maniera da superare il problema del non poter controllare che fossero effettivamente svolti in autonomia.

Inutile vietare la consultazione della rete o altro. Ho assunto una strategia contraria: lasciare liberi gli studenti di consultare tutto quello che avevano a disposizione, dagli appunti agli esercizi risolti.

In secondo luogo, ho cercato di curare il contenuto qualitativo degli esercizi e delle domande proposte in modo da non richiedere la mera esecuzione del compito ma il ragionamento.

In conclusione, in un anno scolastico così fuori dall’ordinario siete soddisfatti di quanto siete riusciti a fare?

La valutazione del processo di apprendimento è stata tra le questioni più importanti da affrontare. In alcuni casi si è anche un po’ discostata dall’esperienza della valutazione in presenza, racconta un insegnante. Non sono in grado quindi di dare oggi un giudizio sul grado di affidabilità della valutazione che abbiamo svolto, dal momento che non c’è stato il tempo di riflettere e verificare.

Dal punto di vista didattico, è stato un lavoro emergenziale, che non può essere equiparato alla Scuola di sempre. Con un monte ore ridotto, dato che non si potevano certo tenere i ragazzi online tutto il giorno, una parte del programma è stato sacrificato e a settembre ci sarà molto da fare.

Considerando la congiuntura in cui ci siamo trovati, è stato fatto un grande lavoro per garantire una continuità educativa in un momento di crisi.

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