Sulla soglia di uscita…

Il nostro Editoriale ospita Anna Maria Ajello che, al termine del suo mandato di Presidente di INVALSI, fa un bilancio della sua esperienza al vertice dell’Ente.

Sulla soglia di uscita…

All’inizio di agosto è terminato il secondo mandato come Presidente INVALSI della Professoressa Anna Maria Ajello.
Come ho avuto occasione di dire nel corso della Presentazione del Rapporto nazionale sulle Prove INVALSI 2021, avverto il desiderio di esprimere un particolare ringraziamento alla professoressa Ajello, ad Anna Maria.
La sua presidenza ha insegnato a tutti coloro che hanno lavorato con lei come si possano coniugare competenza, determinazione, garbo e gentilezza.
In questi otto anni in cui abbiamo lavorato insieme quotidianamente ho avuto modo di sperimentare come l’impegno comune di più persone possa dare un risultato superiore alla semplice somma degli sforzi individuali.
Come mi aveva detto una cara amica che conosceva già Anna Maria Ajello, la cifra della nostra Presidente è quella del dialogo e della condivisione, senza accontentarsi mai di soluzioni al ribasso.
L’Istituto e io personalmente siamo molto grati alla Professoressa Ajello per quello che ci ha consentito di imparare in questi anni, soprattutto ad affrontare le difficoltà che non mancano mai, specialmente nella conduzione di un Ente complesso come INVALSI.
Concludo queste poche righe augurando ad Anna Maria Ajello tantissime cose belle. Lascio una presidente, mantengo una stimatissima amica.

Roberto Ricci

Avevo da poco finito il trasloco, la prima sera nella nuova casa – distante solo un piano da quella precedente – ma che fatica!

Ero distesa, contornata da scatole, quando squilla il cellulare, proprio lì vicino. “Sono Luigi Fiorentino, le passo la Ministra Carrozza…

È cominciata così la mia avventura da Presidente INVALSI, una esperienza molto ricca, molto al di là di quello che da fuori si può immaginare e che è difficile riassumere in un testo breve.

La racconterò quindi con alcuni flash. Intanto si è trattato, come dirò tra breve, di una presidenza condivisa che potrei definire dialogante, fondata cioè sullo scambio cognitivo e sociale con chi mi stava intorno.

Ma andiamo con ordine, per quanto la memoria lo possa consentire.

L’arrivo a Villa Falconieri

Già l’arrivo a Villa Falconieri rappresentò un incontro stupefacente; uno spazio verde sontuoso, una villa evocativa di ceti sociali elevati quanto schivi.

L’articolazione degli spazi interni mostrava la difficile conciliazione tra esigenze di vita quotidiana e esigenze di lavoro di ufficio. Accanto alle stanze affrescate e al balcone-fontana c’era l’ala con le stanze che una volta avevano ospitato una foresteria e, prima ancora, il comando delle truppe tedesche del comandante Kesserling.

Ma anche il mio profilo accademico poteva essere considerato sorprendente. Arrivavo infatti da Psicologa dell’Educazione in un ambiente che era stato governato da Presidenti con altre e diverse competenze disciplinari, che avevano peraltro dato avvio alla realizzazione di Prove censuarie tra mille contrasti, ma con una solida determinazione sostenuta da una forte investitura politica.

Ero vista probabilmente come quella che voleva cambiare l’INVALSI nelle ipotesi migliori o che lo avrebbe ridimensionato. Non rispondevo alle aspettative di molti e questo non creava certo le condizioni di insediamento migliore.

D’altra parte mi sentivo sicura almeno di due cose.

Aver a lungo studiato la valutazione – avevo anche diretto alla Sapienza un master sulla valutazione – e aver condotto sperimentazioni educative nelle scuole con gli insegnanti (e non sulla Scuola).

Per il resto contavo sul mio carattere conciliante, per intima convinzione, e la curiosità di vedere che cosa mi avrebbe riservato questa nuova esperienza.

La prima cosa però di cui presto presi atto è che aver studiato la valutazione non consentiva automaticamente di rendersi conto del lavoro intenso e complicato che richiede la messa in atto di Prove censuarie.

Valutare competenze per la cittadinanza

Poco dopo il mio arrivo si avviò l’autovalutazione delle scuole nell’ambito del Sistema Nazionale di Valutazione; si trattava cioè di introdurre una prospettiva che promuoveva una concezione a tutto tondo della valutazione, vale a dire da un lato il controllo di acquisizione mediante le Prove standardizzate di competenze fondamentali – che da allora in poi sottolineai essere prerequisiti per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza – dall’altro, la promozione di riflessività nei docenti mediante la proposta di un format (RAV) che, fornendo dati attendibili che contestualizzavano il funzionamento della scuola, chiedesse loro di considerare le proprie pratiche didattiche e le diverse relazioni con l’esterno al fine di vagliarne l’efficacia e promuoverne il miglioramento.

Con il RAV si affermava una concezione aggiornata di valutazione che ne sottolinea la funzione informativa e promozionale accanto a quella più nota di controllo.

La complementarità di questi due aspetti nella concezione della valutazione è stata per me ragione di impegno per sottolinearne l’adeguatezza in ogni sede possibile e in tutte le occasioni.

La cultura della valutazione

Ho considerato, così come altri/e miei colleghi e mie colleghe, l’incontro diretto con persone di scuola, docenti e dirigenti in diversi modi un impegno prioritario perché istituzionalmente INVALSI deve sostenere la diffusione della cultura della valutazione che, malgrado tutto, negli ultimi anni è andata progressivamente rafforzandosi.

Credo sia significativo che quest’anno la presentazione dei risultati INVALSI abbia generato un importante dibattito pubblico, e una grande attenzione dei media, destando una preoccupazione diffusa.

In diverse sedi si sollecitano iniziative che avviino azioni per il recupero dei gravi divari territoriali e sociali che si rilevano in base a quegli esiti.

Devo aggiungere che questa volta l’allarme destato da questi dati è stato preso sul serio e ritengo questo anche il risultato del lavoro intenso e continuo svolto negli anni, raccogliendo il testimone da Presidente a Presidente, ciascuno senza disfare il lavoro di quello precedente; anche in questo modo si è consolidata la credibilità dell’INVALSI.

L’importanza del tempo…

Dal 2014 ad oggi si sono alternati ben sette ministri: Maria Chiara Carrozza, Stefania Giannini, Valeria Fedeli, Marco Bussetti, Lorenzo Fioramonti, Lucia Azzolina ed ora Patrizio Bianchi. Sette ministri nei 7 anni e mezzo di durata dei miei due incarichi di presidenza.

La durata così breve di ogni ministro fa pensare per converso alla lunga durata del mio incarico e, d’altra parte, se l’INVALSI è cresciuto ed è riconosciuto unanimemente come una fonte solida e attendibile di dati sulle scuole, ciò è stato possibile anche per la stabilità dei suoi vertici che ha consentito uno sviluppo coerente e costantemente rafforzato dal necessario sostegno esterno e interno.

Nelle questioni educative la variabile tempo è infatti decisiva, se si vogliono efficacemente raggiungere gli obiettivi prefissati, così come per un Istituto di ricerca che si occupa di scuola. 

Va però detto che a fronte della stabilità del governo dell’INVALSI, la navigazione del nostro Istituto raramente ha avuto un andamento tranquillo, perché le sirene delle critiche sono risultate  spesso irresistibili a molte orecchie che hanno fatto dell’attacco all’INVALSI uno strumento di consenso politico.

Questi attacchi, che si sono ripetuti frequentemente nel tempo, si sono spinti più o meno avanti, a seconda del contesto politico del momento e delle immediate convenienze.

In alcuni momenti abbiamo subito delle vere e proprie minacce che si sono tradotte nel tentativo di sopprimere l’Istituto e di operare un drastico taglio del fondo ordinario (che serve essenzialmente per pagare gli stipendi!). Per fortuna quest’ultimo attacco non è stato portato a termine anche per un cambio di governo.

… e della coesione

Dal punto di vista dell’articolazione interna e del funzionamento dell’Istituto vi sono stati cambiamenti e modifiche che hanno consentito assestamenti e sviluppi a cui hanno contribuito tutti coloro che lavorano nell’INVALSI.

È bene sottolineare questa coesione che ho sempre avvertito al di là delle normali divergenze tra persone vive ed autentiche.

Ma quando, in particolari periodi dell’anno, si determinava uno straordinario aumento di lavoro, non è mai mancata la più stretta collaborazione con lo staff con una totale adesione ai compiti istituzionali.

Direi di più: ho sempre avvertito nei colleghi e nelle colleghe dell’Istituto l’orgoglio del proprio lavoro e un forte senso di appartenenza.

Questo incrollabile senso di appartenenza mi ha dato sempre un grande senso di sicurezza soprattutto nei periodi di turbolenza perché sapevo di poter contare su questa dedizione. 

Ci sono stati molti episodi che potrebbero essere raccontati, ma quello che mi preme maggiormente ricordare è il dialogo costante in particolare con due altri colleghi, Paolo Mazzoli (Direttore generale) e Roberto Ricci (Responsabile del settore ricerca).

Con loro mi sono confrontata letteralmente su tutto, anche quando la pensavamo in modo diverso, convinta che il confronto con chi la pensa diversamente è un aiuto formidabile perché costringe a dare le ragioni di ciò che si pensa e così facendo si elabora ulteriormente il proprio ragionamento. Ciò non ha mai impedito, né intralciato, il processo decisionale di chi, volta a volta, era responsabile formale.

Sono sicura che la crescita dell’INVALSI sia riconducibile anche a questo stile perché oltre ad aver reso più fondate le ragioni che motivavano le decisioni, ha anche rafforzato una immagine di solidità che ci ha molto aiutato tutte le volte che abbiamo interloquito con i diversi soggetti che hanno a che vedere con i compiti dell’Istituto.

Se dovessi lasciare un suggerimento – non richiesto – a chi verrà dopo di me, ai miei colleghi e alle mie colleghe, direi di curare la coesione interna perché è questo tratto che garantisce la forza necessaria a fronteggiare le varie vicissitudini a cui si può essere esposti nel clima politico sempre mutevole del nostro Paese.

Vorrei infine ringraziare molte persone che hanno aiutato l’INVALSI in diverso modo, con interventi pubblici, con interventi di supporto meno visibili ma fondamentali, con apprezzamento costante del nostro lavoro, con suggerimenti nei momenti critici o semplicemente mostrando tutte le volte che ce n’è stato bisogno un sostegno molto confortante. Non posso citarli uno/a per uno/a ma loro sanno bene chi sono.

Grazie davvero.

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