Luoghi comuni e dati reali sulla Scuola

Il dossier della Fondazione Agnelli Le risorse per la scuola: luoghi comuni e dati reali fa il punto su quanto e come si spende per la Scuola in Italia.

Spesso si parla della Scuola per luoghi comuni, attribuendo una credibilità alle opinioni più diffuse e contribuendo ad alimentare una disinformazione che non giova al nostro sistema educativo. È invece utile sostenere un dialogo basato sui dati, che consentono di rappresentare la reale situazione della Scuola.

Per fare chiarezza sull’argomento la Fondazione Agnelli ha stilato un documento: Le risorse per la scuola: luoghi comuni e dati reali.

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione, a tal proposito ha affermato:

la percezione diffusa che l’Italia per la scuola spenda meno degli altri Paesi europei non è corretta. La nostra percentuale di spesa pubblica sul PIL è, infatti, allineata alla media europea, per quanto riguarda scuola dell’infanzia, primaria e secondarie. Anzi, se guardiamo alla spesa per ogni singolo studente dai 6 ai 15 anni, si scopre che l’Italia supera la media europea e Paesi come Francia e Spagna. È piuttosto sull’università che spendiamo meno.

Il dossier – che contiene elaborazioni sui dati della Ragioneria dello Stato, del Ministero dell’Istruzione, di Eurostat e dell’OCSE – cerca di dare risposta a quattro domande:

  • È vero che la spesa pubblica per la scuola è diminuita negli ultimi anni?
  • È vero che per la scuola l’Italia spende meno degli altri Paesi europei?
  • È vero che gli insegnanti in questi anni sono diminuiti?
  • È vero che le retribuzioni degli insegnanti italiani sono più basse degli altri Paesi europei?

L’investimento nella Scuola

Leggendo i dati sulla spesa per la Scuola del nostro Paese notiamo che la percentuale del PIL destinata all’infanzia e all’istruzione primaria e secondaria è rimasta stabile per parecchi anni e nel 2020 ha ripreso a salire.

Dall’asilo alla maturità la spesa per l’istruzione italiana, sempre in rapporto al Prodotto Interno Lordo, è allineata con la media europea e con Paesi come Germania e Spagna. La nostra quota di spesa pubblica sul PIL per l’università è, invece, più bassa rispetto alla media europea.

La spesa pro capite italiana, a parità di potere d’acquisto, è invece superiore alla media europea: per ogni singolo studente fra i 6 e i 15 anni il nostro Paese spende circa 75mila euro. 

Uno sguardo ai docenti

Negli ultimi anni il numero degli insegnanti in Italia è aumentato e, a causa del calo demografico, è cambiato anche il rapporto studenti/docenti: si è passati dal 10,9 del 2014/12 all’8,6 del 2021/22.

Il corpo docente è cambiato nella sua composizione interna. Sul totale degli insegnanti sono aumentati quelli di sostegno, passati in dieci anni dal 13% al 21,5% del totale. Sono leggermente diminuiti gli insegnanti di ruolo, principalmente per via dei pensionamenti.

Le retribuzioni dei docenti italiani sono inferiori alla maggioranza degli altri Paesi europei. La preparazione delle lezioni e altre attività non strettamente collegate alle lezioni, ma decisive per l’efficacia dell’insegnamento, non sono incluse e quantificate nel contratto di lavoro, al contrario degli altri Paesi.

Secondo i dati di OCSE TALIS 2018 gli insegnanti italiani dichiarano di lavorare 26 ore alla settimana, contro una media europea di 33 ore.

L’uso dei dati a supporto della Scuola

I dati sulla Scuola, come quelli che emergono dalle Rilevazioni nazionali e dalle ricerche internazionali, sono utili per comprendere il funzionamento del sistema scolastico e per confrontarlo con quello di altri Paesi.

Grazie a queste informazioni è possibile pensare e attuare azioni di supporto alla Scuola, come ad esempio quelle per la riduzione dei divari territoriali attuate nell’ambito degli interventi per il PNRR: le informazioni fornite dall’indicatore di fragilità degli allievi di INVALSI aiutano a identificare gli alunni a rischio e aprono la strada a interventi di sostegno mirati.

Approfondimenti

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