Le competenze non cognitive: sviluppo in Italia e in Europa

Negli ultimi anni il confronto sulle competenze si è fatto sempre più animato. A livello nazionale, europeo e globale ci si sta interrogando su quale sia la strada migliore per dotare i ragazzi delle abilità, degli atteggiamenti e delle conoscenze giuste per affrontare un mondo sempre più veloce, sfidante, complesso.

competenze non cognitive

Al centro del dibattito, ci sono le competenze non cognitive, conosciute anche come non-cognitive skills.

Si tratta di competenze considerate strategiche in un’ottica pedagogica ed evolutiva, per affrontare un percorso scolastico gratificante, preparare le nuove generazioni a un adeguato ingresso nel mondo del lavoro, ma anche ad affrontare la vita come cittadini attivi, liberi e consapevoli.

Competenze non cognitive: cosa sono e quali sono?

Non esiste ancora una definizione univoca, visto che gli studi su queste tematiche sono ancora recenti, ma già nel 1993 l’OMS aveva individuato 10 life skills, definendole come

competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità.


Educare le life skills. Come promuovere le abilità psico-sociali e affettive secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità

Le life skills individuate dall’OMS sono state racchiuse in 3 macroaree:

Competenze emotive

  • Consapevolezza di sé
  • Gestione delle emozioni
  • Gestione dello stress

Competenze relazionali

  • Empatia
  • Comunicazione efficace
  • Relazioni efficaci

Competenze cognitive

  • Risolvere i problemi
  • Prendere decisioni
  • Pensiero critico
  • Pensiero creativo

La mancanza di queste competenze socio-emotive, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non aiuterebbe i ragazzi a mettersi in relazione con gli altri, affrontare i problemi, le pressioni e lo stress della vita quotidiana.

Si può quindi affermare che queste rappresentino

una combinazione dinamica di abilità cognitive e metacognitive, abilità interpersonali, intellettuali e pratiche accanto a valori etici. Consentono agli individui di adattarsi e di comportarsi positivamente in modo da affrontare efficacemente le sfide della vita quotidiana e professionale.

L’introduzione delle soft skill nelle istituzioni di istruzione superiore

Competenze non cognitive a scuola

Secondo alcuni recenti studi dell’OCSE, lo sviluppo delle competenze non cognitive a scuola permetterebbe migliori prestazioni scolastiche e lavorative e un miglior comportamento sociale.

Il processo educativo dovrebbe quindi allargarsi e comprendere anche queste skills non cognitive, e con esse la capacità di trattare situazioni complesse, la creatività, l’apprendimento collaborativo, la capacità personale e sociale di confronto con una realtà che cambia velocemente.

Il ddl sulle non cognitive skills in Italia

Sulla scia di queste considerazioni, in Italia, lo scorso 11 Gennaio è stato approvato dalla Camera il Disegno di Legge n. 2493 riguardante le Non Cognitive Skills.

La proposta di legge prevede che la sperimentazione abbia inizio nel 2022-2023 nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi i CPIA, in parallelo con l’attività di formazione dei docenti.

Il Ministro Bianchi, sul provvedimento, ha affermato che l’obiettivo è quello di

garantire l’effettivo e pieno sviluppo di ogni giovane (e) contribuire a costruire una scuola che mira alla formazione di qualità, per tutti e per ciascuno, e allo stesso tempo è luogo di relazioni.

Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi

Una responsabilità di tutti

Il disegno di legge e la sperimentazione, che verrà avviata su base volontaria, rappresentano un deciso cambio di approccio che potrebbe rivoluzionare metodologie e processi di insegnamento, ma vale la pena considerare la riflessione di Anna Maria Ajello, già Presidente INVALSI, che ha recentemente auspicato l’attivazione di programmi e realizzazioni che prevedano il coinvolgimento, a diversi livelli, di tutti gli attori “che potrebbero rendere davvero efficace questa innovazione nel nostro sistema scolastico”, tra cui anche le famiglie.

Si tratta, secondo Ajello, di una responsabilità di tutti.

Ben sapendo che una finalità come quella di cui stiamo trattando (…) non si può perseguire con il solo insegnamento a scuola, ma, come la dichiarazione statunitense suggerisce, è necessario l’apporto di diversi altri stakeholder (…). Si tratta di avanzare proposte credibili e sperimentate per i docenti in modo da non attribuire loro un ennesimo compito senza che ne abbiano le competenze e siano adeguatamente formati.

Anna Maria Ajello
Approfondimenti

Se hai trovato interessante questo contenuto puoi iscriverti alla newsletter mensile di INVALSIopen per ricevere via mail i nostri aggiornamenti.

Voglio ricevere gli aggiornamenti di INVALSIopen


Seguici sui nostri canali social

 

® INVALSI – Via Ippolito Nievo, 35 – 00153 ROMA – tel. 06 941851 – fax 06 94185215 – c.f. 92000450582 | CookiesPrivacy PolicyPhoto Credits

 

logo PON