La dispersione scolastica è un fenomeno complesso e articolato, non certo facile da arginare, che comporta costi individuali e sociali elevati. Per pianificare e attuare misure di contrasto adeguate è necessario analizzarne e comprenderne le cause e i fattori che lo alimentano.
La dispersione scolastica è il risultato di una serie di fattori che hanno come conseguenza la mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione da parte di ragazzi e giovani in età scolare.
Al suo interno racchiude:
- la totale non scolarizzazione anche ai livelli iniziali di istruzione
- l’abbandono, ossia l’interruzione per lo più definitiva dei corsi di istruzione
- la ripetenza, ossia la condizione di chi si trovi a dover frequentare nuovamente lo stesso corso frequentato in precedenza con esito negativo
- i casi di ritardo, quali l’interruzione temporanea della frequenza per i motivi più vari o il ritiro dalla scuola per periodi determinati di tempo
Queste forme di insuccesso scolastico generano schiere di cittadini che non hanno risorse e competenze adeguate per partecipare proficuamente alla vita sociale. E il loro numero non è affatto irrilevante.
Il tasso di dispersione scolastica, che si determina misurando la quota degli Early Leavers from Education and Training, secondo i dati EUROSTAT 2019 in Italia è del 14,5% della popolazione scolastica. L’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere entro fine anno con la Strategia Europa 2020 è di ridurli a un valore inferiore al 10%.
Per raggiungere questo risultato, che non tiene conto della quota della dispersione scolastica implicita, è necessario lavorare intervenendo sulle cause del fenomeno. Scopriamo meglio quali sono.
I fattori che causano la dispersione
Quasi mai l’abbandono scolastico è riconducibile a un unico fattore. Di solito è il risultato di interazioni e combinazioni tra diversi elementi, quali i fattori legati al funzionamento della scuola, alla sua organizzazione e alla sua cultura, alla composizione della classe e della scuola per status socio economico, la provenienza etnica, l’orientamento religioso.
Tra le diverse cause gli studi evidenziano, tre classi di fattori:
- ascritti – capitale socio-economico e culturale della famiglia di origine, genere e background migratorio
- di contesto – tipologia e caratteristiche della scuola, preparazione degli insegnanti e relazione tra insegnanti e studente, influenza del gruppo dei pari
- individuali – predisposizione allo studio, attitudini
I fattori ascritti
Lo status d’origine, la classe sociale e il capitale culturale continuano a influenzare l’opportunità di ottenere titoli di studio superiori, anche se l’insieme di questi fattori è quello che è stato maggiormente mitigato dal miglioramento delle condizioni di vita nell’ultimo secolo.
Andando oltre la riuscita scolastica, diverse ricerche hanno trovato che l’origine sociale e culturale determinano anche la spendibilità del titolo ottenuto sul mercato del lavoro e quindi la capacità di guadagno che una persona può avere.
Il background socioeconomico impatta sia sulle motivazioni allo studio che sulle ambizioni educative e occupazionali. L’origine sociale è inoltre in grado di orientare il percorso formativo scelto dai giovani. Dagli anni sessanta in avanti appare però sempre più evidente come la riuscita scolastica sia strettamente legata a orientamenti positivi verso la scuola da parte delle famiglie.
Riguardo il genere, il fenomeno dell’abbandono affligge più i maschi delle femmine. Le studentesse hanno maggiore successo a scuola rispetto agli studenti e hanno migliori abitudini e atteggiamenti verso lo studio. La ricerca Eurydice del 2014 ci dice che l’Italia presenta una forte disparità tra tassi di abbandono maschili e femminili.
Numerose ricerche hanno cercato di determinare quanto l’appartenenza etnica influenzi gli atteggiamenti verso l’istruzione e la riuscita scolastica. Ma a causa della grande variabilità di situazioni l’etnia viene considerata un criterio di divisione variabile, che in alcuni casi si rivela più importante della classe sociale, mentre in altri è del tutto marginale.
I fattori di contesto
Oltre all’influenza determinata del background, troviamo anche disuguaglianze che si originano nel contesto.
Quando si parla di dispersione e abbandono vanno considerati anche gli aspetti legati allo stesso sistema di istruzione, alle caratteristiche della singola scuola, alle procedure di valutazione e alla formazione e motivazione degli insegnanti, oltre che all’influenza del gruppo dei pari.
L’importanza del sistema relazionale all’interno della realtà scolastica ad esempio è stata confermata da studi sull’integrazione scolastica in classi con alta presenza di alunni stranieri, dove il buon clima di classe è stato in grado di attenuare le influenze sociali.
Un altro fattore di contesto è la percezione che gli insegnanti hanno del proprio operato. È stato messo in luce come una parte del corpo docente tenda a interpretare l’insuccesso scolastico e l’abbandono come fenomeni che dipendono da cause esogene e in qualche misura estranei alla scuola, proprio per la difficoltà di ricostruire la complessità dei fattori in gioco.
Oltre al ruolo svolto dagli insegnanti è importante segnalare anche fattori connessi con il funzionamento del sistema di istruzione e formazione, quali la possibilità effettiva di passare da un tipo di scuola a un altro o la presenza di dispositivi di alternanza scuola-lavoro. Questi e altri fattori possono promuovere o ostacolare il proseguimento degli studi, offrendo o meno la possibilità di adattare il percorso scolastico alle capacità e alle motivazioni degli allievi.
Inoltre, esistono differenze tra le scuole di città e quelle di provincia. Si ritiene infatti che queste ultime abbiano migliori risultati grazie alla maggiore dotazione di capitale sociale delle piccole comunità rispetto ai grandi centri urbani.
Il discorso sui divari territoriali in Italia è però molto più complesso, e il Ministero dell’istruzione ha varato di recente un piano per ridurli.
I fattori individuali
Infine, l’insuccesso e l’abbandono scolastico possono essere dovuti anche a elementi legati all’individuo, come lo scarso coinvolgimento personale nello studio, la scarsa capacità di gestione del tempo e delle proprie risorse, la scarsa automotivazione o difficoltà relazionali pregresse.
Tra i fattori individuali troviamo quei casi in cui l’insuccesso a scuola viene vissuto come un proprio fallimento e l’interiorizzazione da parte dei ragazzi di un senso di inadeguatezza pone le premesse dell’abbandono.
Le diverse teorie sulla motivazione hanno di volta in volta messo in evidenza il ruolo positivo giocato da fattori come i bisogni primari, le aspettative di successo o di fallimento, l’autostima, l’autoefficacia, l’attribuzione, l’autodeterminazione, le mete personali, i sentimenti, il supporto ambientale.
Le caratteristiche individuali sono forse quelle che più possono fare la differenza: una forte motivazione può ad esempio spingere a cercare e trovare un riscatto sociale attraverso lo studio. Ma, dal momento che l’abbandono della scuola deriva quasi sempre da una combinazione di cause, è opportuno che si intervenga su ciascuno dei livelli.
A breve sapremo se l’obiettivo di rientrare in un tasso di dispersione del 10% è stato raggiunto. Ma in ogni caso i prossimi obiettivi dovranno essere ancora più ambiziosi, in quanto un alunno su 10 che resta ai margini della società è comunque un valore inaccettabile.
Approfondimenti
- FASI. Fare Scuola Insieme. Rapporto di ricerca
- La dispersione scolastica non è solo banchi vuoti
- L’insuccesso scolastico attraverso i dati INVALSI
- Povertà educativa: esiste una questione meridionale?
- Povertà educativa al Sud. Il Piano di Intervento del Ministero dell’Istruzione
- Gli strumenti di libertà per i giovani: scuola ed educazione
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