Biblioteche e musei per contrastare la povertà educativa

L’ultima Rilevazione INVALSI ha mostrato una riduzione della dispersione scolastica implicita, ossia della quota degli allievi e delle allieve che terminano la scuola secondaria di secondo grado con competenze di base molto limitate. È un dato sicuramente positivo, che sollecita però a perseguire l’obiettivo di utilizzare al meglio le ampie risorse culturali delle quali il nostro Paese gode come strumenti attraverso i quali contrastare la povertà educativa.

Quando si parla di povertà educativa si fa riferimento a un fenomeno reso complesso dai molti fattori che concorrono a determinarlo (familiari, economici, sociali). Sono cause che possono avere un peso importante per un bambino o ragazzo sulla sua possibilità di apprendere, di fare esperienze costruttive per la propria crescita, di scoprire capacità e aspirazioni sulle quali costruire un progetto di vita personale.

Sarebbe infatti riduttivo circoscrivere la povertà educativa solo all’abbandono della scuola prima di aver completato il ciclo di istruzione obbligatorio. Anche i giovani che escono dal percorso formativo con scarsi livelli di competenza rientrano nella preoccupante condizione di povertà educativa.

È indubbio che tra condizione economica, opportunità educative e risorse culturali vi sia un legame reciproco, del quale nella scuola si osservano facilmente le conseguenze, in positivo così come in negativo.

La presenza di strumenti e luoghi di cultura sul territorio è un fattore del quale le istituzioni scolastiche possono fare tesoro per costruire proposte didattiche attraenti per i ragazzi ma anche per aiutarli a sviluppare interessi culturali ampi, che vanno oltre i confini dell’aula, ai quali le famiglie con reddito più basso accedono in percentuale piuttosto bassa (solo l’11,3%).

Le biblioteche e i musei sono sicuramente tra le risorse culturali il cui utilizzo merita di essere maggiormente incrementato per diversi scopi: apprendere e scoprire cose nuove, condividere esperienze, trascorrere del tempo secondo i propri interessi e, non da ultimo, avere rispetto e cura di ciò che è patrimonio comune.

L’offerta di questi strumenti è tuttavia piuttosto eterogenea sul territorio nazionale e ciò determina una disparità nella disponibilità di opportunità formative che potrebbero giocare un ruolo importante nel contrasto alla povertà educativa.

Crescere leggendo

La lettura, oltre a essere un piacevole passatempo, costituisce un elemento fondamentale nello sviluppo personale e culturale, che i giovani utilizzano in percentuale molto diversa nei vari ambiti territoriali e regionali. I dati rilevati a livello nazionale ci dicono che

la percentuale di ragazzi di età compresa tra i 6 e i 17 anni che hanno l’abitudine alla lettura tra il 2022 e il 2023 sia stata del 52,4%. Le differenze tra regioni, sia in positivo che in negativo, su questo fronte appaiono molto marcate.

 Se si confrontano i dati a livello regionale emerge che

La percentuale più elevata è quella della provincia autonoma di Trento dove i giovani lettori rappresentano il 72,6%, un dato che supera di oltre 20 punti percentuali la media nazionale. Seguono Toscana (63,9%), Valle d’Aosta (62,8%) e Veneto (61,8). Viceversa, le percentuali più basse si registrano in Calabria (36,7%), Campania (35,4%) e Sicilia (29%)” (Fonte: openpolis – Con i Bambini elaborazione su dati Crc e Istat).

La situazione nelle regioni del Sud, ad eccezione di Molise e Sardegna, appare quindi decisamente al ribasso rispetto alla media nazionale e rimanda quindi un quadro coerente con quello che delineano le Rilevazioni nazionali sugli esiti di apprendimento.

Il legame Scuola-Museo

Il ricco patrimonio di musei e monumenti culturali che caratterizza il nostro territorio può essere per i ragazzi uno strumento molto efficace di formazione, oltre che di apprendimento.

Avvicinarlo ed esplorarlo non solo stimola la curiosità, ma offre loro la possibilità di fare esperienze in ambienti di apprendimento diversi da quello scolastico.

Il museo, luogo vivo, interattivo e dinamico, crea infatti scenari di conoscenza che fanno leva sulla curiosità dei bambini e dei giovani, si serve di strumenti e linguaggi molteplici, capaci di rispondere al bisogno urgente di agire per l’inclusione di tutti gli allievi in tutti i livelli scolastici.

Il legame tra scuola è museo è del resto confermato dai dati. Questi sottolineano come i progetti scolastici portatati avanti collaborando con i luoghi di cultura permettano a tutti i ragazzi, indipendentemente dallo status socioeconomico, di fare esperienze di conoscenza anche per chi proviene da un contesto più svantaggiato.

Le iniziative attuate per fare delle risorse culturali strumenti per l’inclusione sono tuttavia distribuite sul territorio nazionale in modo eterogeneo.

La digitalizzazione può tuttavia favorire un allargamento delle iniziative che vedono collaborare Scuole e istituzioni culturali, valorizzando le interazioni fra il visitatore e l’esposizione e rendendo godibili, vicine e immersive realtà ricche di fascino e stimoli.

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