Il ruolo della motivazione nella Scuola di oggi e di domani

Stimolare la motivazione all’apprendimento e l’interesse degli studenti è diventato oggi un imperativo categorico per la Scuola italiana, soprattutto dopo le difficoltà vissute durante la pandemia.

Il ruolo della motivazione nella scuola di oggi e di domani

Non ce la faccio.

Non sono capace.

Non sono abbastanza bravo.

Queste sono solo alcune delle frasi che spesso si sentono pronunciare dagli studenti durante il percorso scolastico.

La scuola, infatti, è il primo posto in cui un ragazzo si confronta con le proprie spinte motivazionali, con le competenze cognitive, sociali e relazionali, con le sfide e i risultati ottenuti ed è qui che si misura per la prima volta con la valutazione, imparando anche ad autovalutarsi.

Se fin dall’inizio l’allievo si sentirà protagonista del proprio percorso formativo, se sentirà di essere supportato e di possedere gli strumenti per fare fronte a situazioni sfidanti, sarà in grado di affrontare tutto il cammino scolastico (e probabilmente anche gli step successivi) con fiducia e ottimismo.

Se invece si sentirà poco valorizzato o riterrà le sue capacità inadeguate alle sfide proposte, rischierà di non impegnarsi in un lavoro proficuo e costante, di ridursi a fare lo stretto indispensabile, o addirittura, nei casi più gravi, potrà decidere di rinunciare agli studi.

Motivazione e dispersione scolastica

Secondo il rapporto congiunto Eurydice/Cedefop sull’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione, infatti, esistono alcuni elementi comuni che determinano la rinuncia agli studi da parte degli studenti e tra questi c’è proprio la mancanza di motivazione all’apprendimento.

Favorire il coinvolgimento degli allievi alla vita scolastica e sostenere la loro motivazione ad apprendere, facendo sperimentare il gusto di scoprire nuove conoscenze, sono quindi priorità della scuola, perché strettamente collegate alla possibilità di arginare l’abbandono del percorso scolastico, la devianza minorile e l’emarginazione sociale.

Ma cosa si intende per motivazione?

La motivazione è espressione del bisogno di auto-realizzarsi e può essere definita come

l’insieme dei meccanismi biologici e psicologici che determinano l’azione, l’orientamento verso un obiettivo.

Quando la scuola non è in grado di stimolare nei ragazzi l’interesse di cui hanno bisogno, si rischia di lasciare il campo alla demotivazione, alla frustrazione, allo stress delle aspettative percepite come troppo alte rispetto alle proprie capacità.

I rischi dell’ascensore sociale fermo

Non è un caso che la motivazione sia uno degli aspetti più studiati dalla psicologia dell’apprendimento e che sia ritenuto particolarmente complesso perché collegato a diverse variabili, come la personalità, le emozioni, ma anche ai contesti socio-economici di appartenenza.

Se l’ascensore sociale è infatti percepito come fermo, anche la motivazione all’apprendimento ne risentirà.

L’indagine dell’OCSE sulle aspirazioni lavorative dei giovani mostra come i giovani che hanno situazioni familiari difficili alle spalle potrebbero avere più incertezze sul lavoro da svolgere in futuro rispetto ai compagni con situazioni familiari ed economiche più favorevoli e questo potrà certamente incidere sulla motivazione allo studio.

I ragazzi italiani che affermano di avere delle buone aspettative sul proprio futuro sono 6 su 10 tra gli allievi svantaggiati e  9 su 10 tra gli allievi con un background socio-economico positivo.

_ascensore sociale fermo e motivazione

Una questione di fiducia

Un altro aspetto da tenere in considerazione quando si parla di motivazione è strettamente correlato alla fiducia nelle proprie possibilità e nella capacità di evolvere e migliorare.

La scuola dovrebbe rimboccarsi le maniche per supportare l’acquisizione di sicurezza nelle proprie potenzialità e per aiutare gli studenti – tutti gli studenti – a comprendere che le capacità non sono “qualità fisse”, bensì in continuo sviluppo.

Sull’aspetto della fiducia, sono interessanti i dati PISA 2018, che vedono oltre il 70% degli studenti in Italia dichiararsi d’accordo o molto d’accordo sul fatto che la fiducia nelle proprie capacità consenta di superare momenti difficili (un valore che sul piano statistico non differisce significativamente dalla media OCSE).

Riguardo all’importanza dell’acquisizione di una mentalità di crescita che aiuti gli studenti a capire che le qualità possono essere coltivate e accresciute, è importante osservare che, secondo PISA 2018, ben il 41% degli studenti italiani è d’accordo con l’affermazione La tua intelligenza è qualcosa di te che non puoi cambiare molto (percentuale che scende al 37% se si considera la media dei Paesi OCSE analizzati).

L’effetto della pandemia sulla motivazione

Un problema non trascurabile se si considerano i possibili effetti di questa percezione di immobilità e impotenza sul calo della motivazione e sulla probabilità di un crollo morale di fronte agli insuccessi: due conseguenze che si paventano sempre più frequentemente, soprattutto nel post pandemia.

Una ricerca del Centro DRC – Disability Research Centre dell’UNINT – Università degli Studi Internazionali di Roma ha infatti evidenziato che per oltre 4 studenti su 10 la motivazione allo studio sia diminuita a causa dei periodi di chiusura della scuola e dell’attivazione della didattica a distanza.

Ecco perché arginare il crollo della motivazione e investire sull’incremento del coinvolgimento degli studenti, sulla consapevolezza delle proprie possibilità e sulla promozione di una mentalità di crescita è oggi un imperativo della scuola più categorico e impegnativo che mai,  se è vero che

La fiducia in se stessi non assicura il successo, ma la mancanza di fiducia origina sicuramente il fallimento.

A. Bandura
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